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Frantoi, film e fatti miei

Creato il 22 dicembre 2013 da Unarosaverde

Venerdi sono stata ad un frantoio. Non uno di quelli che macinano olive ed estraggono olio, ma uno di quegli insiemi di lamiere minacciose, e per me affascinanti nella loro complessità, che tritano metallo. Tutt’intorno al mulino, perchè così si chiama, se ne stavano mucchi e mucchi di materiale: cubi pressati di lattine, collinette di tostapane sventrati e di lavelli ammaccati, accumuli di lamiere di automobile, macinati a diversi stadi di pezzatura di agglomerati di alluminio. Ovunque lo scenario, sotto la montagna incombente, era grigio e desolato: cataste di rifiuti, di scarti di lavorazione industriale e di oggetti rotti e buttati da recupero civile. Per chi, come me, conosce la filiera produttiva, è un attimo immaginare il costo  e al lavoro legato al produzione dell’oggetto, alla sua distribuzione, al suo conferimento al macero e rendersi conto di quanto spreco è insito, potenzialmente e di fatto, nelle cose di cui ci circondiamo. Mi è venuta voglia, intorno a quei tumuli tristi, di allontanarmi per non vedere, di tornare nell’inconsapevolezza del consumismo che mi è noto, del quale sono circondata ma nello stesso tempo mi infastidisce l’idea di seguitare a fare lo struzzo. Vorrei non dimenticare quanto ho visto e che impressione mi ha fatto.

La giornata è stata lunga, pesante, complicata e la sera sono sprofondata in un sonno senza sogni da cui mi sono svegliata non riposata. Sapete quando ci si ritrova a disagio con se stessi e in ogni altro luogo per apatia e si ha voglia solo di dormire? Ecco, quando mi capita, io dormo, leggo e lascio che passino le ore. Parte del pomeriggio, però, l’ho dedicata ai film. Natale fa film, fa venire voglia di storie intense e odore di popcorn. Ho visto Philomena, con Judi Dench: fin da quando avevo saputo della sua uscita mi era venuta voglia di guardarlo e penso di aver fatto benissimo. L’attrice è grandiosa e il film smuove ragionamenti non da poco sul bene, sul male, sull’etica, sulla religione, sulla morale  in maniera lieve ma efficace. Poi, per abbuffata, ho concluso la giornata di riposo con Joyeux Noel, pellicola di qualche anno fa, sulla tregua di Natale del 1914 sul fronte di guerra. E ho pensato, come davanti alla desolazione dei rifiuti del giorno prima, che noi, in quanto uomini, siamo bravissimi a farci del male.

Oggi scriverò, invece, perché dopo tanti pensieri trattenuti devo pur farne uscire qualcuno e magari metterò sul fuoco il ragù per le lasagne e un tè nero al bergamotto perché per me Natale è  casa con i suoi odori e il caldo del termosifone mentre fuori piove e le lucine sbarluccicano sugli alberi; è ancora casa anche se le assenze pesano come le presenze. O forse ancora di più di prima è casa, proprio per questo.


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