Sono una tradizionalista, ma nel mio scaffale non c’è traccia di classico né tanto meno di moderno, adoro le mezze stagioni, e se vale anche per i libri allora adoro quelli che stanno al centro, quelli dall’autore nostrano e inedito che non è mai solo scrittore. Forse perché ho sempre pensato che per essere scrittori, la quotidianità da sola non basta, occorre affiancarla a qualcosa di forte, come un «whisky doppio con ghiaccio» che il protagonista di un film americano ordina al bancone di un bar in preda a una catastrofica crisi esistenziale. Ci vuole sempre qualcosa di forte, come la musica, il teatro, l’arte insomma.
Fratture, racconta anche di Crisi, un’avvolgente storia d’amore appesa al filo, di un telefono.
I due personaggi, diversi ma pronti a comprendersi – in una ricerca inesausta del Mondo – osservano e raccontano ciò che accade in una vera e propria parade dell’assurdo alla ricerca della forza e della volontà di rinascere ogni giorno, superando la Crisi: quella di lui, post traumatica dovuta a un tragico incidente che l’ha condotto a vivere in una realtà crudele, senza protezioni; e poi quella di lei, giovane filmaker, alla ricerca di una nuova dimensione dell’essere, di ciò che gli uomini – pur non conoscendone l’aspetto – chiamano “anima”.
Quando il subconscio riemerge provoca ferite e fratture mentre i sogni lasciano senza risposta le domande più atroci, in una totale assenza di emozioni, in un mondo rinnegato che li lascia sospesi tra il tempo e i sogni, nell’incubo forse che li trascina in una soluzione estremamente anormale.
C’è un pezzo di storia in questo romanzo che Nuzzolo – come un nuovo Fitzgerald – fa emergere tra i concetti dell’assurdo di autori come Albert Camus e della musica, a partire dai Joy Division.
È proprio a questo che mi riferisco quando parlo di generi che stanno al centro, in questo caso si parla di Massimiliano Nuzzolo che oltre ad aver esordito come scrittore nel 2004 con “L’ultimo disco dei Cure” è anche produttore del disco “L’esperienza segna” dei Soluzione su cui appaiono Mao, Garbo e Federico Fiumani dei Diaframma.
La forza dell’arte che oppone resistenza, nelle parole di un libro dall’interessante titolo: Fratture.