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Frequenze televisive: scricchiolii di sistema

Creato il 17 dicembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Frequenze televisive: scricchiolii di sistemaLa seconda repubblica nacque all’insegna del conflitto di interessi. Per la politica italiana era un termine nuovo che non aveva mai trovato così tanta risonanza. Il proprietario di un impero televisivo scendeva in politica e veniva eletto, con un partito che godeva della preferenza della maggioranza degli italiani.

La sinistra denunciava il problema e rimandava a regimi d’oltre confine che non erano verosimilmente associabili all’Italia. I cittadini intuivano ma non comprendevano fino in fondo. Le preferenze per Silvio Berlusconi e il suo impero non trovavano arresto….

Nel frattempo gli interessi incrociati di destra e sinistra, come vasi comunicanti, si livellavano all’interno di mediazioni carbonare. Nessuno tocchi le reti televisive. Così la sinistra cedette il passo e garantì di essere parte di governo complice e opposizione tacita. Quel tanto che basta per lasciare inalterato lo status quo. Alle televisioni facevano da contorno altri interessi e ben altri poteri.

Senza saperlo, gli italiani avrebbero dovuto imparare un ulteriore termine: “beauty contest”, cioé l’assegnazione a titolo gratuito delle frequenze tv liberate dal digitale terrestre. A deciderlo era il governo Berlusconi che preferiva i suoi interessi a quelli degli italiani. La scusante era che nessuno le avrebbe mai pagate. Posizione credibile, sopratutto se in una posizione dominante ci si poteva ritorcere contro lo sprovveduto che avesse fatto una minima offerta. La Lega ladrona, ops contro i ladroni romani, aveva annuito. In fondo garantire gli interessi degli italiani, del nord o del sud, è uno slogan e non un programma di governo.

La stessa Lega oggi ci ripensa e, assieme all’IDV, propone di organizzare un’asta. Il Governo Monti accetta. Le frequenze televisive, almeno quelle rimaste libere, saranno date all’asta. Berlusconi afferma che è un’imboscata. Ma di chi e per chi?

Se la partita si giocasse sul residuo delle frequenze, l’area berlusconiana farebbe piano piano diminuire il numero di parlamentari che sostengono il governo Monti. Un pò alla volta. Tanto per dare un segnale e vederne la risposta. Il veto a questa politica non può essere manifesto, perchè l’opinione pubblica non lo accetterebbe. Così, in una strategia di logoramento, Monti si troverebbe con il fiato corto. Non bisogna dimenticare che l’assenza di alternativa politica al governo Berlusconi nasceva proprio da un compromesso tra destra e sinistra. Parte di quel compromesso riguardava le emittenti televisive.

Passando dalle TV all’ICI i veti si spostano verso il centro. Vista la complessità italiana si dovrebbe dire: centro centro, centro sinistra e centro destra. Gli interessi del Vaticano sono trasversalmente difesi. E, in tutta onestà, molto del dibattere è strumentale. Anche in questa direzione il governo Monti andrebbe a mettere le mani su interessi inviolabili e intoccabili.

La realtà è che l’Italia non si salverà se non si rimescolano le carte in gioco e se non si definiscono nuovi “sistemi” che siano in grado di creare le premesse per una reale governance nazionale.

E’ necessario procedere per una riforma delle Camere e per una revisione totale dei regolamenti camerali. E’ necessario mettere mano, in maniera seria e costruttiva, ad una nuova legge elettorale che sia realmente capace di affermare il bipolarismo. Evitandone i partitini satellite o coalizione che si vendono al primo starnuto di turno.

Serve un accordo che unisca la politica e che la renda capace di sopravvivere a se stessa. Per questo è necessario rimodellare gli interessi dei poteri che hanno sostenuto questa politica, quella della seconda repubblica. Se i leaders del momento sopravviveranno a loro stessi è ancora tutto da vedere… agli italiani non resta che attendere con ansia il prossimo crollo della seconda repubblica, per l’affermazione della terza.

L’unica speranza è che ciò non debba avvenire ripercorrendo le atrocità e gli orrori che hanno segnato la storia del paese nel 1992 e nel 1993. Perchè fu un cattivo operare che stiamo pagando e che continueremo a pagare nel prossimo futuro. In fondo servono solo nuovi padri fondatori…


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