Due pilastri della musica come Pitchfork e Rough Trade mi lasciano per la prima volta a piedi confondendomi con un parere discordante. Manifest! dei Friends è album del mese a Rough Trade, ma viene liquidato con un 5 da Pitchfork. Oddio mi tocca ascoltarlo completamente da solo
Se aprissero un’università di musical cool-ology sicuramente la sede principale sarebbe a Brooklyn. Le strade di Williamsburg, abitate da creature con abbigliamenti improbabili che sorseggiano Brooklyn Lager e PBR rollandosi sigarette di american spirit, sono il substrato naturale per band come i Friends.
La "hipster trap"
Una band che, ai tempi di musica online e Google, si permette di chiamarsi Friends, ha chiaramente la necessaria confidenza nei propri mezzi.
Confidenza giustificata dall’ultimo disco, Manifest!
In questi anni c’è stato un gran rovistare negli scatoloni ereditati dagli anni 80 e 90 per mettere insieme i pezzi e creare qualcosa di nuovo. E se fino a pochi anni fa il risultato non erano altro che insalate di pezzi presi qui e là, ora i gruppi iniziano a cucinare gli ingredienti, i sapori si fondono e ne sta uscendo qualcosa dal sapore fresco e ben amalgamato.
Ma allora perché Pitchfork, da sempre gran fautore di hipsterismo, li boccia così, con un œ?
Sicuramente il primo pezzo che ho sentito, Friend Crush, è molto bello. La prima cosa che mi ha colpito sono i suoni, non saprei descriverli bene a parole e sinceramente fa troppo caldo e non ho voglia. E poi perché infliggervi tale punizione quando lo potete ascoltare qui sotto?
Le radici sono in quel periodo dove il punk incontrò la dance music, il periodo dei Blondie, di ESG. Un po’ quello che hanno fatto i Rapture ma con la sensualità degli Yeah Yeah Yeahs, interpretata alla grandissima dalla carismatica Samantha Urbani, con quel movimento pelvico-funk che ricorda un po’ i CSS (Cansei de Ser Sexy). Beh di riferimenti ce ne sono tanti e non voglio continuare per non fare la figura del nerd, ma forse è questo che ha infastidito quelli di Pitchfork?
I Friends sono andati alla ribalta fondalmente con un video, il classico singolone che spacca e apre le botole dei club sotterranei dove gruppi come i Friends sono confinati per l’eternità, destinati a far ballare la gente ogni notte, e fa entrare luce ed aria. E più pubblico. E più soldi. Non che sia sempre un bene, ma sicuramente spesso lo è. Il singolo in questione è I’m His Girl e mette subito in chiaro la linea estetica della band.
Dunque altra loro colpa è che nessun pezzo è all’altezza di I’m His Girl. La teoria è giusta, e da me già esposta in tempi non sospetti per il caso Gotye. Ma lì era tutto diverso e qui ci sono altri 2-3 pezzi (come Friends Crush ad esempio) che sono altrettanto belli.
Il resto del disco poi è assolutamente ascoltabile. Sicuramente piacevole da ascoltare sulla metro andando al lavoro, o in un party shuffle. Magari come dice Rob di High Fidelity è music i can ignore. Chiamatelo come volete ma me lo sono messo sul lettore mp3, poi si vedrà.
Ecco Manifest! in streaming:
E qui c’è il link al maledetto articolo su Pitchfork