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Fuori dalla gabbia. Storie di autonomi

Da Lundici @lundici_it
Fuori dalla gabbia. Storie di autonomi

Anche lui è scappato!

Ecco, lune che si alzano in cielo. Una bella immagine. Una luna che splende dall’interno, legata da un sottile filo di corrente. La festa di matrimonio nel parco della villa ha un’atmosfera magica. Un regista discreto, Roberto, ha passato la giornata a cercare la posizione migliore per le sue lune e i suoi coni luminosi.

Ha un’immagine da realizzare, desideri da tradurre in luci. Roberto ha parlato a lungo con gli sposi, per cercare di capirne le motivazioni. “Io alla coppia faccio sviluppare una visione della serata che avranno con i miei coni e le lune. Devo far vedere che sono serio, che ci sono più possibilità di quelle che pensavano. Li faccio immaginare di essere in una foresta di luce o in una fiaba. Le mie keywords sono: magia, suggestione, atmosfera unica, eleganza.”

Sono andato in cerca di persone che sono uscite dalla gabbia. Non volevo parlare di tasse, di burocrazia cieca, di leggi sballate, delle difficoltà del credito. Volevano sapere chi sono quelli che hanno rotto le maglie di ferro della ripetitività, della vita da dipendente per dare forma a un’aspirazione antica, la libertà unità alla creatività. La passione che non conosce orari. La realizzazione dei sogni da bambini. Gente coraggiosa, anche quando dicono “non sono un combattente”, come Roberto, e forse sono soprattutto incoscienti, a mettersi in proprio in questa Italia delle caste e delle amicizie importanti, ma poi estraggono doti che non sapevano di avere. Non tutti sono imprenditori per scelta. Alcuni sono stati costretti, ma invece di piangere con la cassa integrazione ogni mese più sottile, si sono dati da fare.

Roberto, 44 anni, di Loreto, è il titolare dell’Airlighting, un’azienda marchigiana fondata nel 2007 che noleggia lune e coni luminosi per eventi all’aperto, soprattutto matrimoni. I prodotti all’inizio venivano dall’estero. Oggi li fa costruire lui, con le caratteristiche sviluppate in anni di contatti con i clienti. La creatività è tutto. “E’ vitale, perché devi realizzare non solo allestimenti luminosi con poche risorse ma anche perché i clienti vogliono cose nuove e in un certo qual modo devi farli sognare.” Stanco di una vita da Fantozzi in un’azienda privata, dopo lungo pensare, ha fatto il salto verso l’autonomia.

Fuori dalla gabbia. Storie di autonomi

Torna dentro, THX 1138!

Mi stavo chiedendo cosa c’entra la filologia germanica con le etichette industriali. Non so nulla di entrambe. C’è un percorso, che Lino, 45 anni, ha realizzato con grande pazienza e determinazione con la sua commerciale Code Service di Monteprandone, nelle Marche. Vediamo se riesco a capire qual è. A quanto pare, oggi, la produzione ha bisogno di particolari etichette che resistano al calore, agli agenti chimici e alla lavorazione. Non c’è produzione senza etichette. Per noi sono familiari i codici a barre delle confezioni famiglia al supermercato. Le etichette hanno lo stesso scopo. Permettono di ritrovare quella parte della carrozzeria della vostra Punto tra milioni di altri pezzi. E di evitare che al posto della carrozzeria ci sia il parafango. Lino è stato per anni alle dipendenze di varie aziende del marchigiano. Realtà abbastanza limitate, caratterizzate da meccanismi da capitalismo ruspante ma ormai asfissiante, di fronte a un mondo in cui essere moderni non è uno slogan. E’ l’unico modo per sopravvivere.

Quando l’ho cercato per fargli un’intervista Lino era in viaggio tra le aziende del nord, suoi clienti e fornitori di etichette industriali. Il suo ufficio entra in pochi microprocessori. Un cellulare. Un lap-top dove c’è tutto: il blocchetto elettronico degli ordini, la contabilità, il campionario. Mentre viaggia può prendere ordini, chiamare i fornitori, inviare i prodotti ai clienti. Fino a 15 anni avrebbe avuto bisogno di una segretaria, di un contabile, di un magazziniere, di un camionista e un furgoncino. Oggi fa tutto da solo. E ne va orgoglioso. La sua Code Service è un piccolo gioiello di efficienza.

E pensare che tutto partì da una tesi in filologia germanica.

Secondo me non c’è tutta questa differenza tra umanistica e commercio. Tutte le attività innovative si fondano sulla comunicazione, sulla ricerca, sulla creazione. Io ci ho messo la passione più intima e profonda. Nel commercio devi rinnovarti continuamente. L’atto di vendita consiste nel catturare e conservare la fiducia del cliente, attraverso le proprie capacità. E’ un modo per esprimere se stesso. E’ il tentativo di creare da dentro di se qualcosa che abbia una sostanza concreta. Del resto, l’attività economica è uno scambio di persone e tra persone.”

Forse è proprio questo incrocio di relazioni umane che è l’essenza di ciò che significa davvero lavoro.

La creatività viene associata più comunemente con le arti. In questa epoca di comunicazione estrema, ce ne vuole per creare un portale di successo. Saper scrivere, certo, ma non solo. Intorno c’è la grafica, l’informatica, la ricerca, l’analisi, la fotografia, i video, la riflessione che porta a combinare tanti elementi per ricomporli in un’unità piacevole ed utile.

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Anche Charlton Heston è in fuga…

Siamo fuori dal mondo ultra. Massimo è un signore pacifico e giovale di poco più di quarant’anni. A me sembra il prototipo del giornalista all’antica, quello che sta in mezzo alla gente, per raccontarne le piccole e grandi storie. Oggi la gente sta su internet e le notizie si prendono on-line ma il meccanismo è lo stesso. La sera di Inter-Roma ero a casa sua per vedere come funziona il portale. Mentre scorrono le immagini della partita, Massimo aggiorna il sito, in contemporanea con gli altri collaboratori che, ognuno da casa sua, controllano ogni minima notizia che circola sulla squadra. Internet è una bestia vorace. Bisogna essere veloci. Offrire il gol che hanno visto tutti, in modo diverso.

La sua storia comincia tredici anni fa. “La rivista è nata per le mie due grandi passioni, 

il giornalismo ed il calcio (e la Roma in particolare). Da piccolo, andando allo Stadio Olimpico, ero sempre affascinato da una rivista a colori che si chiamava Roma Mia, un pocket a colori che distribuivano in omaggio. E
mi dicevo ‘questo un giorno lo voglio fare a modo mio’”.

La gente che realizza i sogni dell’infanzia mi apre il cuore, anzi, er core, trattandosi della Roma. Massimo va avanti, un passo alla volta. Prima la rivista cartacea poi il passaggio al web. In un’attività propria, si mettono in gioco tutte le doti, le capacità accumulate per anni. “Avevo una preparazione da redattore, che mi ha aiutato molto nel modo di impaginare, pensare la copertina, fare i titoli e le didascalie. Poi nel 1993 sono diventato giornalista pubblicista dopo centinaia di articoli sul calcio giovanile sul Messaggero e Paese Sera, e alcune esperienze in radio. Oggi la rivista non c’è più e tutto transita sul web. Ora siamo una vera e propria agenzia di stampa sulla Roma, con notizie minuto per minuto, foto, video, un canale su you tube.”

Si lavora tutti i giorni, sabato e domenica. Il calcio non va mai in vacanza. Ci vuole passione e creatività. Massimo cura moltissimo la grafica, i video, le foto. “Non tutti riescono ad arrivare a grandi livelli. Ti faccio un esempio. Un sito nostro concorrente ha normalmente più visitatori di noi, almeno il 30% in più, però domenica sera, con lo stesso video dei tifosi che aspettavano la squadra a Fiumicino, noi abbiamo fatto 76mila visitatori e loro solo 6mila. Dipende davvero da come vendi il prodotto, dalla qualità, dalla tempistica.”

Ne vale la pena? Non ci sono dubbi per Massimo. “E’ un lavoro che adoro. Ci passerei 24 ore al giorno. Se fosse il mio unico lavoro
farei cose che ora non posso fare. Seguirei più conferenze stampa, andrei fuori a cercare personaggi per interviste, mi inventerei nuove rubriche. Le idee non mancano mai quando hai passione ed entusiasmo nel fare il tuo lavoro.”

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Montag ha qualche difficoltà con il suo capo ufficio.

Il lavoro fuori della gabbia produce un contagioso entusiasmo, quello dell’artigiano che realizza oggetti con le sue mani. Le persone che ho incontrato hanno creato professioni che non esistevano fino a quindici anni fa. La tecnologia ha liberato le persone che aspettavano di liberarsi. Jessica, amante degli animali e dei gatti, un pelo sopra i trentatré anni di Anguillara Sabazia (Lazio) con i computer ci vive. L’azienda dove lavorava, una delle maggiori nel settore televisivo, ha chiuso e all’improvviso si è ritrovata all’addiaccio. Fuori della gabbia ma con grandi capacità. Si è inventata un’attività di web marketing e analisi. Sul web sa far tutto. E’ una specie di lupo di mare degli oceani informatici. “Analisi quantitative e qualitative dei flussi di conversazioni online, grafica, web design, analisi del traffico sui siti o motori ricerca. Mi occupo anche dell’ottimizzazione dei contenuti di un sito, visibili e a livello di codice, per favorirne l’indicizzazione sui motori di ricerca, oltre che del marketing, attraverso dei meccanismi ad asta su Google o sugli altri motori, per spingere in sito ai primi risultati o con link sponsorizzati e altro.”

Roba ultraspecializzata. Tutto questo dopo aver studiato scienze politiche. Complimenti. Eppure la vita da soli è dura. I primi tempi si guadagna poco. Arriva sempre un momento di sconforto nella vita. “Dove lavoravo io, la libertà non mi mancava. Certo, avevo gli orari di ufficio, ma c’era elasticità e un clima amichevole e sereno, in più io come responsabile web marketing ero molto indipendente.” Una fuga non voluta. “Questo è uno dei problemi della partita Iva al giorno d’oggi. Molta più angoscia, molta più insicurezza. So che sembra ben poco idealista, ma ora vorrei solo uno stipendio fisso, il resto si sopporta. E non credere che io non ami la libertà, anzi è una vocazione che sento molto mia. Ed oggi il mio è un curriculum a 360 gradi nel mondo del web marketing. E sicuramente questo dà soddisfazione.”

Per ognuno c’è un percorso di crescita, che non è solo individuale, ma che ha anche un valore sociale. Lino ritiene che essere imprenditore sia importante per far crescere il paese intero. Anche Roberto pensa che chi sia felice del proprio lavoro fornisce un contributo che va oltre i meri vantaggi economici. Anche se oggi guadagna poco più di un operaio e d’estate non dorme mai, dovendo saltare per mezza Italia con le sue lune. Ma non torna indietro e spera che in dieci anni il clima in Italia sarà migliorato e che lui sarà alla guida di un’azienda che produce oggetti belli ed unici, esportati in tutto il mondo. Anche Maria Pia sogna in grande. “Sto portando avanti un progetto wedding per la Cina, dunque tra dieci anni mi vedo in Cina ad organizzare matrimoni.” Massimo non sa fino a dove crescerà il suo portale. Diventerà importante come quelli della Juventus? Glielo auguro, magari in un paese che sia meno fossilizzato, burocratizzato e invidioso verso chi si muove da solo. E sperando che anche la Roma diventi grande come la Juventus. Anche Jessica è cresciuta e cambiata.

Quattro storie fuori dalla gabbia. 

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