Esattamente un anno fa, il nostro paese era sull’orlo del precipizio, vicino al default tecnico dello stato (fallimento) perché i rendimenti sui titoli di stato erano schizzati al sette per cento e gli interessi passivi che si sarebbero dovuti pagare in prospettiva futura avrebbero continuamente alimentato la crescita del debito pubblico fino a portarlo ad essere insostenibile.
Poi all’improvviso, venne cacciato Silvio Berlusconi e sostituito con un governo tecnico temporaneo guidato dal professor Mario Monti. Da subito, il nuovo presidente del consiglio era stato chiaro: l’ Europa ci chiede tanto rigore (leggasi nuove imposte e tasse) per essere salvati dal default ma nel contempo erano state garantite equità e crescita. Ebbene, se da un lato, grazie al lavoro svolto dal professore in soli dodici mesi, il rischio paese è via via calato, con il CDS sull’ Italia (costo del rischio di insolvenza) dimostratosi altalenante per l’intero 2012 ma decrescente, facendo scampare il pericolo di default, dall’altro, è sotto l’occhio di tutti l’impoverimento generalizzato della popolazione per colpa delle misure di recupero dei conti di stato troppo veloci ed elevate, in un contesto economico di piena crisi. Quindi, delle promesse fatte, è stato applicato solo il rigore, quasi nulla dal lato equità, e nessuna crescita per il paese, che anzi si sta avvitando su una spirale recessiva pericolosa. Vedremo se il prossimo anno saremo costretti a chiedere gli aiuti ai meccanismi di salvataggio della Bce, così come ha già fatto la Grecia. Ma resta il fatto che questi aiuti servono solo per comprare tempo, per consentire ai paesi periferici di rimettersi nuovamente in carreggiata e alle banche franco-tedesche di pulire i loro bilanci dai titoli tossici greci.
Ma mai e poi mai è stata garantita la salvezza ad oltranza di ciascun stato che alla scadenza del tempo, prevista per il 2015 (salvo proroghe), dovranno rifare i conti con il mercato finanziario quando la Bce scaricherà nuovamente sul mercato i titoli di stato periferici e a quel punto saranno dolori per chi non avrà approfittato di questa possibilità e tornerà il rischio fallimento di stato (default) o di una seconda moneta. Passando dai rischi economici a quelli finanziari, preoccupa l’andamento dell’indice Vix – noto come “ indice della paura” – che sta ritestando la base di area 14-15, da cui negli ultimi 3 anni è rimbalzato e che ha provocato danni sui mercati azionari. Pertanto, il nuovo superamento di quota 20, sarà il preludio per un nuovo tracollo delle borse mondiali. E visto che molti indici viaggiano su quotazioni massime dell’anno, il rischio è tutt’altro che irrealizzabile.