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Garofalo (Inarsind): il POS obbligatorio è una sciocchezza!

Creato il 23 aprile 2013 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT
Garofalo (Inarsind): il POS obbligatorio è una sciocchezza!

Nei giorni scorsi abbiamo scritto molto dell’obbligo per i professionisti di ricevere i pagamenti tramite POS e di una tipologia particolare di offerte di lavoro che da un po’ di tempo a questa parte, in un momento di crisi, sommergono i professionisti tecnici: quelle per lavorare gratis (leggi anche I professionisti e il lavoro per la gloria, un video per riflettere). Abbiamo chiesto un’opinione a Salvo Garofalo, Presidente di Inarsind, il quale ci ha risposto in modo molto deciso. A scanso di qualsiasi equivoco, l’Ing. Garofalo descrive con chiarezza le conseguenze negative che le offerte di lavoro gratuite possono avere, offerte che ritiene gravi e scorrette, e definisce “una sciocchezza” l’obbligo del POS imposto ai progettisti. Ma leggiamo le dichiarazioni di Garofalo.

Dal primo gennaio per i professionisti sarà obbligatorio, per ricevere i pagamenti, utilizzare il POS. L’obbligo, introdotto dal decreto sviluppo bis, ha suscitato accese polemiche e alcuni parlano di un piacere fatto alle banche, che aumenteranno le commissioni, e non di un metodo efficace per combattere il nero. Lei che ne pensa?
Salvo Garofalo
: Secondo me l’obbligatorietà del POS  per i professionisti, almeno di area tecnica, è una grande sciocchezza e appena il governo si sarà insediato ne chiederemo l’eliminazione. Sia chiaro che nessuno è contro la lotta all’evasione fiscale, o in generale  all’introduzione  di sistemi di pagamento elettronico, ma l’introduzione del POS obbligatorio ha assolutamente senso solo  nel commercio, anche quello  minuto, e forse in alcuni servizi professionali ricorrenti come quelli sanitari.

Ma si può immaginare un progetto pagato con  bancomat o carta di credito?  I nostri politici sanno che il fatturato medio del 60% di ingegneri e architetti è sotto i 25.000 euro? Sanno che per questi i pagamenti  sono distribuiti al massimo, per i professionisti con una clientela frazionata, in 20-25 movimenti all’anno? Purtroppo i nostri Ministri spesso legiferano senza conoscere i destinatari delle loro norme creando, nonostante i proclami, sempre più burocrazia, costi e incombenze.

Se vuole  davvero vuole modernizzare i metodi di pagamento e ridurre l’evasione, il Governo cominci, di concerto con le banche a cui in questi anni ha dato tanto, a offrire gratuitamente e a commissioni  zero i Pos e poi, anche se non è obbligatorio, vedranno  che il suo utilizzo, ove realmente utile, si diffonderà rapidamente come nelle altre nazioni.

Spesso le PA pubblicano bandi per i quali offrono, come pagamento, una  citazione sul Curriculum Vitae. Cioè: il professionista sfoggia un CV brillantissimo, ma lavora gratis. Come si suol dire, siamo alla frutta. Quale futuro può avere la professione se viene maltrattata in questo modo?
Salvo Garofalo: I problemi che queste “offerte” di lavoro gratuito mettono in risalto, al di là della pratica disdicevole in se stessa,  sono davvero tanti. Innanzitutto l’illecita concorrenza fra chi si può permettere di lavorare gratuitamente  e chi no, poi lo svilimento dell’immagine del libero professionista e soprattutto  lo “sfruttamento” di giovani che pur di incrementare, in tempo di crisi, il proprio curriculum non solo sono disposti a lavorare gratis ma addirittura a sostenere delle spese per svolgere un incarico.

Mi riferisco alle spese di trasferimento, all’assicurazione professionale, quasi sempre richiesta anche se ancora non obbligatoria, etc.  Quello che è grave è che questo comportamento scorretto viene assunto non da semplici privati, ma da amministrazioni pubbliche di ogni genere e colore, dalle civiche a quelle di destra e di sinistra, e recentemente anche dal Comune di Parma retto dai grillini. Con le scuse dei bilanci vuoti e della spending review  si va alla ricerca di prestazioni  gratuite, che già per come vengono prestate appaiono come “merce” a costo basso o nullo, mantenendo comunque inalterato il carico di responsabilità professionale.

Nessun amministratore si sognerebbe di richiedere prestazioni gratuite a un artigiano mentre a un giovane professionista sì. Inoltre prima di ricorrere a certi espedienti le amministrazione dovrebbero fare a meno dei gettoni dei componenti  delle commissioni  consiliari o, nei comuni più  grandi,  dei consigli di quartiere, per non parlare delle feste e delle sagre.  Da questi atteggiamenti sono ovviamente svantaggiati soprattutto i giovani liberi professionisti che di recente si sono visti imputare, per motivi diversi, un aumento del contributo minimo previdenziale per far fronte alla sostenibilità a 50 anni chiesta dal Ministro Fornero,  e a brevissimo dovranno pagare gli oneri per l’assicurazione e la formazione obbligatorie. Inarsind ha stimato che solo per mantenere  “la partita IVA”  e dire sono un libero professionista anziché  un disoccupato,  saranno necessari  5.000 euro l’anno.

Con queste premesse non c’è  futuro per i giovani liberi professionisti che, a meno che non ci siano significativi cambiamenti, non potranno resistere a lungo e dovranno necessariamente  trovare una occupazione alternativa. Questo significa bruciare un’intera generazione di progettisti, quasi sempre  di grande valore, per dare il mercato dei servizi di ingegneria solo alle grandi società che in qualche modo,  più o meno precario, assorbiranno questi stessi colleghi. Altro discorso allarmante vale per i cinquantenni  di oggi, che sono una sottospecie di “esodati” visto che,  almeno negli ultimi anni,  non riescono più a produrre il reddito  necessario al sostentamento  proprio e delle loro famiglie: in pratica uno scenario apocalittico.

L’unico modo per non diventare una specie “protetta” è reagire insieme e costringere  il nuovo Governo a ripristinare delle condizioni di crescita e sviluppo accettabile sia per il paese che per le professioni tecniche,  ma per agire in questa direzione bisogna essere uniti e soprattutto non egoisti: non si possono più consentire  condizioni che permettono il doppio e il triplo lavoro ad alcuni mentre ad altri non resta neppure il minimo per sopravvivere.

 

Intervista di Giacomo Sacchetti


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