L'Opuntia ficus-indica, per la sua capacità di svilupparsi anche in presenza di poca acqua, si rivela una pianta di enormi potenzialità per l'agricoltura e l'alimentazione dei paesi aridi. Ha un notevole valore nutrizionale essendo ricco di minerali, soprattutto calcio e fosforo, oltreché di vitamina C.
La risorsa alimentare più pregiata è rappresentata dai frutti, chiamati fichi d'India, che oltre ad essere consumati freschi, possono essere utilizzati per la produzione di succhi, liquori, gelatine, marmellate, dolcificanti ed altro; ma anche le pale, più propriamente i cladodi, possono essere mangiati freschi, in salamoia, sottoaceto, canditi, sotto forma di confettura.
Ingredienti: per 4 persone
500 g di fichi d’India, già sbucciati (preferibilmente delle varietà senza semi)
3 dl di latte
175 g di zucchero
3 dl di crème fraîche
Preparazione: 15’ più il tempo di raffreddamento + 5’ di cottura
- Versate il latte in una casseruola, portate a ebollizione e fate cuocere per circa 1 minuto.
- Togliete dal fuoco, versatelo in una ciotola, aggiungete lo zucchero e la crème fraîche e mescolate bene fino a quando lo zucchero sarà sciolto e il composto risulterà perfettamente amalgamato.
- Raccogliete i fichi d’India nel mixer e frullate fino a ottenere un purè omogeneo; aggiungetelo nella ciotola con il composto di latte e mescolate bene.
- Trasferite il tutto nel freezer e lasciate raffreddare, rimestando il gelato ogni ora fino a ottenere la consistenza desiderata, oppure versatelo nella gelatiera e azionate l’apparecchio seguendo le istruzioni.
- A piacere, potete servire il gelato di fico d’India disponendolo nei gusci del frutto scavati, privati delle spine e sciacquati accuratamente.
Vino consigliato: abitualmente ai gelati non si associano vini. Se volete ugualmente abbinarne uno, scegliete il Moscato di Pantelleria o lo Sciacchetrà delle Cinque Terre.
Il Moscato di Pantelleria è un vino a DOC. che può essere prodotto esclusivamente nell'Isola di Pantelleria in provincia di Trapani.Il Moscato di Pantelleria (sinonimo Zibibbo) è prodotto con la cultivar Moscato d'Alessandria, come tutti i moscati ha aromi tipici di moscato, dovuti principalmente a alcuni terpeni, di cui il linalolo è in questo vino il maggior rappresentante; se ne può avere un'idea anche masticando l'uva Italia e ponendo attenzione all'aroma retrolfattivo che si sprigiona.
Capo Zebib sembra sia il luogo di origine, di fronte Pantelleria in Africa, che rimanda ad un'importazione araba. Le fonti, a tal proposito, sono il Mendolia. Altre fonti, il Salomon, individuano l'origine in Alessandria d'Egitto da dove il nome di Moscato d'Alessandria.
Il Cupani per primo cita lo Zibibbo di Sicilia nell'anno 1696, ma c'era chi molto prima sottolineava il fatto che gli arabi chiamassero tale tipo di vite Zibibi. Il Nicosia vede nel M.d'A. una varietà di vite ideale per le pergole (1735).
Se nell'Ottocento lo Zibibbo era diffuso a Pantelleria fu di certo il Novecento a sancire l'exploit infatti è di questo periodo una produzione di poco inferiore agli 80.000 q.li di uva e poco meno di 15.000 hl di vino moscato (Scarponi). Tale cultivar tuttora continua ad essere la prima nella realizzazione di nuovi impianti.
È un vino da servire ad una temperatura di 10-12 gradi in bicchieri a tulipano medio piccoli ed è preferibile abbinarlo a formaggi erborinati accompagnati da confetture ottenute dal medesimo vino o dolci da forno, paste di mandorla, cannolo siciliano, cassata siciliana e anche gelati al pistacchio o alla ricotta; abbinamento più ardito può essere con il foie gras.
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