“La generazione nuova che abita oggi l’Europa ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, di meritare l’eredità dei padri dell’Europa. Io non ero nemmeno maggiorenne quando c’è stata Maastricht. Noi non vediamo il frutto dei nostri padri come un dono dato per sempre, ma una conquista da rinnovare ogni giorno”.
M. Renzi, Discorso di insediamento al Parlamento europeo, 2014
Telemaco è cresciuto senza un padre e con una madre assediata e corteggiata da uomini che dilapidano il suo patrimonio e offendono la sia casa. Telemaco è giovane e disgustato, imprigionato in un’immobilità esistenziale, al limite di una sottile linea d’ombra che prima o poi dovrà superare.
Bastano le parole di un ospite sconosciuto, sotto cui si cela la dea Atena, a dargli la forza e il coraggio di fare quello che probabilmente già meditava da tempo. Partire, viaggiare alla ricerca del padre, per fugare ogni dubbio se sia vivo o morto.
Telemaco parte dunque per ritrovare le sue radici e la sua identità che un’infanzia vissuta all’ombra della paura e della sottomissione hanno a lungo tenuto imbavagliata.
Il figlio di Odisseo sa di dover combattere per un suo diritto di nascita, ma è consapevole di non potercela fare da solo, perchè gli manca l’esperienza e la conoscenza. Per questo si mette in viaggio.
E non è un caso che solo nel momento in cui Telemaco e Odisseo si ritrovano insieme ad Itaca, quando dunque l’ardore della giovinezza è sostenuto dalla forza dell’esperienza, è possibile dare vita ad un nuovo inizio, innaffiato dal sangue dei Proci, sterminati e uccisi dalle frecce e dalla spada del padre e del figlio.
Se noi siamo la generazione Telemaco io sento che mi manca un pezzo della storia. I giovani sono i nuovi telemaco, i Proci un vecchio modo di fare politica, fatto di corruzione e privilegi non meritati…ma Odisseo dov’è? Chi è il “padre” che ci consegnerà la saggezza per andare avanti? Chi è il nostro Odissseo?
Siamo una generazione Telemaco orfana di padre o dobbiamo ancora metterci in viaggio per trovarlo?