Gli adolescenti sono coloro che dispongono di minori energie per salvaguardarsi dal conflitto genitoriale: affrontano allo stesso tempo sia i vissuti di “lutto” connessi alla transizione dall’età infantile all’età adulta, sia quelli legati alla transizione del divorzio dei propri genitori, che porta ad una nuova organizzazione familiare.
Delusione e tristezza si accompagnano spesso a sentimenti di rabbia per il sentirsi “tenuti all’oscuro”, a causa della mancanza di chiarezza e sincerità delle spiegazioni ricevute sul fallimento dell’unione genitoriale.
Nei pre-adolescenti, dai 9 ai 12 anni, il maggiore sviluppo cognitivo ed affettivo consente di fare valutazioni più sofisticate del conflitto tra gli adulti e permette di adattarsi meglio alla situazione, avendo una maggiore distanza psicologica con i propri genitori, minor paura e autoattribuzioni di colpa; allo stesso tempo però la maggiore consapevolezza diviene causa di alti livelli di disagio: tipica di questa età è una rabbia cosciente e ben organizzata rivolta solitamente verso il genitore ritenuto responsabile della separazione (Wallerstein e Kelly).
I ragazzi troppo legati emotivamente ai genitori e/o con pochi rapporti amicali manifestano disturbi di varia natura: dai sintomi ipocondriaci, come mal di testa, asma, mal di pancia, ai comportamenti antisociali, quali piccoli furti, atti vandalici, alternanza tra fasi depressive e aggressive e fughe da casa.
Tipici di questa età sono i disturbi di tipo dismorfofobico, ossia la paura derivante dalla percezione distorta del proprio corpo o parte di esso.
La vulnerabilità si accentua e l’imperativo diviene richiamare l’attenzione dei genitori mediante comportamenti che tradiscono facilmente il disagio.
Gli adolescenti, dai 13 ai 18 anni, vivono una fase caratterizzata dall’oscillazione tra dipendenza e indipendenza, tra idealizzazione e normalità in cui sarebbe ancora più necessaria una struttura familiare stabile e in grado di fornire sicurezza e accoglienza: per questi ragazzi, coinvolti in un processo di dissoluzione familiare, la famiglia però non rappresenta più un approdo sicuro e sperimentano una forte pressione a crescere prima del tempo.
Frequente è la paura per le relazioni future, per il timore che si rivelino fallimentari come quelle dei propri genitori: quest’ultimi sono l’esempio di un male d’amore che verrà, rappresentano un’ombra che grava sul loro desiderio dell’altro che inizia a farsi prepotente esigenza del corpo e della mente.
Le reazioni degli adolescenti si diversificano: molti mostrano di essere più maturi e di avere un maggiore senso della morale rispetto alla propria età, questo fa si che il proprio ruolo all’interno della famiglia diventi più protettivo e responsabile; altri reagiscono con una regressione del comportamento, accompagnata da insuccesso scolastico; altri ancora si allontanano dalla propria situazione familiare creandosi un gran numero di attività esterne.
Le pulsioni aggressive e le pulsioni sessuali già molto forti subiscono ulteriore minore controllo a causa della situazione di disgregazione familiare.
Rispetto al bambino l’adolescente ha un’arma in più: può sfuggire o divenire sfuggente, può iniziare a compensarsi con il cibo o a rifiutarlo, usando la propria maggiore autonomia come un’arma di attacco, anche autolesionistica. Reazioni disfunzionali sono la messa in atto di: azioni delinquenziali, coinvolgimento in gruppi devianti, uso di alcool e droga, fughe da casa, depressione (soprattutto conseguente al disagio per i conflitti di lealtà) e attività sessuale sregolata, con maggiori probabilità di gravidanze precoci (Kelly, 2000).
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