“E’ finito un incubo”. Sta per concludersi con un lieto fine la storia di Gennaro Pezone, un uomo che a causa del suo peso, 200 chili, per mesi non è riuscito a trovare una struttura sanitaria disposta a ricoverarlo e operarlo. Pezone, ex funzionario della Regione Campania, era così disperato che, sul Corriere del Mezzogiorno, aveva pronunciato queste dolorosissime parole: “Se non si è in grado di curarmi mi si dia almeno la possibilità di una dolce morte”. La sua malattia avanzava troppo velocemente e nessuna struttura ospedaliera poteva accoglierlo “perché troppo grasso”. Un male, quello dell’obesità, che non gli permette nè di camminare nè di alzarsi dal letto: “Io non ce la faccio più – il suo disperato appello – non voglio che chi mi ama non abbia futuro perché ho bisogno di assistenza tutto il giorno e non posso essere lasciato solo. Non posso permettere tutto questo. Non voglio condizionare la mia famiglia nè chi mi “segue” per affetto. Sono stanco, molto stanco, mi sento solo, abbandonato da questo Stato che ho servito per tanto tempo nel rispetto dei miei doveri. E quelle risposte che chiedo le ho ascoltate stando dall’altra parte della scrivania. Oggi non ho la scrivania e tanti sono diventati sordi. Ho ancora un po’ di speranza che mi rimane ma mentalmente sono già oltre, al concetto della dolce morte”.
Gennaro già un mese fa avrebbe dovuto essere ricoverato alla clinica Malzoni, ad Avellino, dove era stata preparata una sala operatoria con letto capace di sopportare un peso di 300 chili ma che, allo stesso tempo, non poteva accogliere il paziente perché privo del certificato di agibilità dell’Asl. “E’ la mia ultima spiaggia, oltre c’è il nulla” aveva sentenziato pochi giorni fa. Il suo caso è arrivato ad avere portata nazionale con articoli sul quotidiano Libero e servizi sui maggiori tg nazionali. E ora la buona notizia, la più attesa, pubblicata sul suo profilo Facebook dove numerose persone hanno seguito la sua vicenda e gli sono stati accanto, anche se solo virtualmente: “E’ ufficiale: lunedì mi ricovero ad Avellino presso la clinica Malzoni. E’ finito un incubo”.