Quando si dice “dedizione alla causa”. Giungono fresche fresche dall’America notizie riguardo all’arresto di George Clooney nel corso di una manifestazione di protesta di fronte all’ambasciata sudanese a Washington. Clooney, che ha fatto del connubio tra cinema, politica e informazione una cifra stilistica dei suoi film da regista (e spesso anche da attore), era in compagnia di un gruppo di manifestanti che protestavano contro il presidente del Sudan Omar Al-Bashir e la sua«decisione di bloccare i soccorsi provenienti dalle montagne di Nuba», come si legge nei lanci d’agenzia. Le montagne di Nuba si trovano al confine con il Sud Sudan, un’enclave sudanese che è Stato indipendente dal 9 luglio 2011. Da allora, la situazione nel Paese è precipitata, e al momento il piccolo territorio è al centro di una crisi devastante: la situazione sanitaria, in particolare, è tragica, con alcuni degli indicatori dello stato di salute del Paese che sono ai livelli più bassi mai registrati. Un esempio semplice ed efficace: la mortalità infantile è superiore al 10% (per ogni 1.000 bambini che nascono, 135 muoiono prima di raggiungere i 5 anni).
Clooney, insieme al padre Nick – giornalista d’assalto nonché ispiratore del suo Good Night, and Good Luck – sta da tempo provando a sensibilizzare il mondo occidentale riguardo a questo problema, e oggi le autorità americane devono aver pensato che l’attore abbia passato il limite. Vale la pena segnalare che, durante un’udienza di fronte alla Commissione affari esteri del Senato americano, Clooney ha recentemente testimoniato di aver viaggiato per il Sudan e aver assistito a «una campagna di massacri, paura e deportazione».
Qui sotto, una foto e un video dell’attore al momento dell’arresto: