Mi è sempre stata simpatica, l'ho sempre considerata intelligente e non è una cosa scontata nelle persone dello spettacolo, ma da Sanremo in poi, soprattutto dopo il suo intervento per la Urru, ho cominciato proprio a stimarla.
E dopo questa lettera, scritta per il 9 marzo, è diventata mia sorella!
Com’è andata, uomini? L’avete rivolto un pensiero alle donne vere? O l’unica sinapsi era occupata dalla paura che le mimose del pachistano al semaforo fossero stantie?
Com’è andata, donne? Avete ceduto alle lusinghe della cena con le colleghe, del conto alla romana, dello strip alla californiana? Come avete mostrato il vostro orgoglio uterino? Abbeverandovi di sapere gratuito in un museo, oppure di mojito pagato in un capannone di periferia, magari infilando monete da due euro nella canottiera di uomini dall’incarnato caramellato e muniti di sopracciglia depilate ad ali di gabbiano? Quale che sia stata la vostra scelta di ieri, ilare o cupa, convinta o svogliata, conformista come un mazzetto giallo o eversiva come un’opera d’arte sottovalutata, spero che abbiate festeggiato l’evento rimanendo tra i confini patri.
Italianità, ecco cosa ci serve. L’otto Marzo, ma anche il 7 o l’11. Per dire: cos’ha la Spagna più di noi? A parte Messi, intendo. Di sicuro una legge sulla procreazione assistita degna di questo nome, ad esempio. Che non si mette a contare gli ovuli come fossero «gratta e vinci» e permette persino la fecondazione eterologa. Forse ho sbagliato esempio, ma un viaggetto, Barcellona, lo vale comunque. Bocadillo, sangria e fiocco azzurro. O rosa, se sperate che sia femmina e volete chiamarla come vostra madre. Riproviamo: cos’ha la Svezia più di noi? Una legge sulla maternità degna di questo nome, giusto per non scomodare solo gli Abba. E infatti il tasso di disoccupazione femminile è più basso di quello maschile e il papà ha l’obbligo (sì, l’obbligo) di prendersi il congedo di paternità. E anche la differenza tra salari maschili e femminili è tra le più basse al mondo.E allora forse sì: anche Stoccolma un volo lo vale. Al massimo dovrete abituarvi alle temperature subpolari,ma per tenervi al caldo basteranno una libreria Expedit da montare sacramentando (nel caso potete andare a casa del fondatore dell’Ikea, il signor Ingvar Kamprad in persona e incastrare la brugola avanzata nel tasto del suo citofono, vendicando così migliaia di famiglie italiane e non solo), un libro del celebre ispettore Kurt Wallander (anche bruciandolo, nel caso, se da quando il nostro eroe si è sposato con una parrucchiera di nome Mona vi ha delusi) o, ma proprio come extrema ratio, rotolandovi con vostro marito.
Però, ecco, però: forse davvero sarebbe il caso di farlo qui, il giretto panoramico. Varrebbe la pena di non essere più turiste e turisti dei diritti e trasformare la mobilità per rassegnazione in stanzialità combattiva. Ieri di sicuro tra i capoccioni di mimose-muniti, ce n’erano un bel po’ che prima di regalare il mazzetto alle dipendenti le avevano costrette a firmare le dimissioni in bianco. Per non rovinare la festa e per buona creanza, forse non era il caso di prenderli a ginocchiate nell’orgoglio proprio l’8 Marzo. Ma oggi è il giorno dopo. E allora: buon nove marzo a tutte. E a tutti. Con la tenue speranza che arrivi un giorno in cui nascere donna sia un’opportunità e non una condanna, in cui basti essere femmina e non serva combattere come una femminista d’altri tempi. E magari quel giorno i fiori abbinati alla nostra celebrazione non sapranno più di moquette bagnata, ma avranno un profumo inebriante, come solo noi sappiamo essere.