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Giochiamo con la paura

Da Giocare Per Crescere
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Esiste una fase nella crescita di un bambino, generalmente compresa fra i 2 ed i 6 anni, in cui fanno la loro comparsa la paura del buio, dei fantasmi, dei mostri e via dicendo.....

Si tratta di paure legate ad un normale processo di crescita che generalmente rappresentano il timore dell’ignoto, di ciò che non si conosce.


Qualsiasi genitore che ha, od abbia avuto, un bambino compreso in questa fascia d'età, sa quanto poco efficace possa essere la strategia di tranquillizzare il piccolo rispetto alla sua paura:


B: "Mamma mi fai compagnia? ho paura del buio!"
M: "Ma salamino, cosa vuoi che ti faccia il buio!..."
B: "Mamma ho paura dei mostri!"
M: (sorridendo amorevolmente) "tesoro sai che i mostri non esistono"


Il presupposto da cui partire è che la mente e gli occhi di un bambino non sono quelli di un adulto, quindi l'essere consapevoli che tali paure siano immotivate non ci legittima a negarle, ridicolizzarle o liquidarle con un semplice "non è nulla".

Ogni volta che il nostro bambino si rivolge a noi in cerca di conforto o di qualche sicurezza è mosso dalla percezione che da solo non può farcela ed è quindi nostro dovere essere presenti.


Con questo, non intendo affermare che dobbiamo diventare per i nostri bambini dei "palliativi rassicuranti", in quanto rischieremmo di trasformarci in stampelle che potrebbero impedire la mobilitazione delle risorse personali presenti in ogni bambino. Risorse che è molto importante vengano esercitate sin dalla più tenera età.


E' possibile semmai intervenire efficacemente sulle paure dei nostri piccoli, seguendo dei passaggi molto semplici, finalizzati in un primo momento a riconoscerle, accoglierle e quindi legittimarle per poi successivamente smontarle sino a farle scomparire.

L'aspetto interessante di questa strategia è che consente al piccolo di avere ruolo attivo nel processo di risoluzione della propria paura, potendo comunque contare sulla rassicurante presenza del genitore.


Facciamo un esempio:


B: "Mamma ho paura del buio, resti con me?"
M: "Certo posso comprendere che il buio faccia paura, alle volte il buio fa vedere o immaginare delle brutte cose... tu cosa vedi nel buio?"
B: "Vedo i mostri!"
M: "Davvero?! E come sono questi mostri?"
B: "Sono..."
M: "Cosa fanno per farti paura?"
B: "Sono grandissimi bruttissimi..."
M: "Accidenti anche io avrei paura se dovessi vederli..."

 

Come è facilmente intuibile, siamo nella fase dell'accettazione e della conoscenza di quale tipo di paura affligga il nostro bambino. Questa fase è molto importante e va quanto più possibile approfondita attraverso domande indagatorie. Ciò permette al bambino di esternare, verbalizzare e quindi razionalizzare sensazioni nei confronti delle quali si trova spesso in balia.

 

Dopo questo primo passaggio si entra nella seconda fase, quella della "familiarizzazione".

Riprendendo l'esempio sopra:

 

M: "Sai come si chiama il tuo mostro?"
B: "No!"
M: "Potremmo chiederglielo che ne dici? Proviamo a spegnere la luce e vediamo se arriva, così possiamo conoscerlo..."
B: "Ho paura"
M: "Si lo capisco... Vedi niente?"
B: "No!" risposta molto probabile.
M: "Si io vedo qualcosa... sembra proprio il tuo mostro, eccolo è grosso e brutto" sorridendo, "ma che strano, porta un buffissimo cappello dalle orecchie d'asino, e come sono lunghe… come ti chiami?"
M: "Ha detto che si chiama Polpetta! Che nome è polpetta? Hai mai sentito un nome così buffo per un mostro?"
B: "Nooo!" (ridacchiando).

In questo momento dovreste avvertire nel vostro bambino una sorta di rilassamento, indice che sta cominciando a smontare la sua paura.

 

La fantasia in questa fase è sempre bene accetta. Cercate di ridicolizzare quanto più possibile l'oggetto della paura, magari facendo partecipare attivamente alla descrizione anche il vostro bambino.

 

Ora si entra nella fase conclusiva che potremmo definire della risoluzione:

 

M: "Chiediamo a Polpetta perché ogni sera viene a spaventarti?"
B: "Si"
M: "Glielo vuoi chiedere tu?....
M: "...Ora è tutto chiaro, Polpetta in realtà non vuole spaventarti. Quando è buio non riesce più a vedere nulla e quindi cerca in qualche modo di trovare la strada per tornare a casa. Li vedi tutti quei bernoccoli che ha? Sono le zuccate che ha preso sbattendo contro i mobili della tua stanza!”
"Vogliamo aiutare Polpetta a tornare a casa?"
B: "Si”
M: "Questo compito tocca a te, batti per tre volte le mani”

Il bambino batte per tre volte le mani e Polpetta non c’è più!

M e B: "Ciaooo Polpetta!”


Probabilmente serviranno più racconti "fantastici" prima di sconfiggere del tutto la paura del vostro piccolo. Provate quindi ad attuare questa strategia in modo sistematico, ovviamente adattandola alla paura specifica.


Ogni adulto che è stato a suo tempo bambino si è probabilmente imbattuto nel "suo" Polpetta, a tal proposito è utile ricordare che:


"L'unico modo per sconfiggere un grande nemico è... farselo amico!".


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