“Giordano Bruno, il rogo dell’intelligenza“. Con questo slogan i repressi anticlericali diffondono odio e denigrazione contro la Chiesa cattolica per la morte di Giordano Bruno, presentando quest’ultimo come il più grande genio dell’umanità, il migliore filosofo dopo Platone, il primo scienziato della storia o il rappresentate culturale del Rinascimento.
Giordano Bruno venne giustiziato nel 1600 in Campo dei Fiori a Roma in seguito al verdetto di eresia pronunciato dal Tribunale dell’Inquisizione Romana. Venne processato con i metodi di coazione allora comuni e il verdetto, in conformità al diritto dell’epoca, fu inevitabilmente foriero di una morte atroce. Ovviamente questo per la Chiesa, come altri analoghi casi, costituisce certamente oggi «un motivo di profondo rammarico». Occorre tuttavia riflettere sulla storia contestualizzando i fatti senza ragionare con la mentalità odierna. Bruno venne giustiziato perché rifiutò i fondamenti cristiani su cui era basata l’intera società, la morte dell’eretico era ritenuta una forma estrema di difesa. L’apparato ecclesiastico sentì necessario questo intervento per la sopravvivenza stessa della società.
Occorre tuttavia l’onestà intellettuale di affrontare i fatti in modo onesto e non ideologico. Bruno non c’entrava nulla con il pensiero razionale, non era paladino del mondo scientifico né tanto meno di quello filosofico. Come ha spiegato lo studioso di storia delle religioni Mircea Eliade, «se Giordano Bruno accolse con tanto entusiasmo le scoperte di Copernico, fu anche perché riteneva che l’eliocentrismo avesse un profondo significato religioso e magico; quando si trovava in Inghilterra Bruno profetizzò il ritorno imminente della religione magica degli antichi Egizi quale veniva descritta nell’Asclepius. Bruno interpretava lo schema copernicano come il geroglifico dei misteri divini» (M. Eliade, “Storia delle credenze e delle idee religiose“, Bur, vol.III, p. 279).
Bruno, come abbiamo già avuto modo di far notare, era uno dei tanti maghi del Cinquecento che credeva agli oroscopi e al determinismo delle stelle, e che vide nell’eliocentrismo non una dottrina scientifica, un fatto astronomico, ma la conferma della sua visione magica, astrologica, che contemplava una eliolatria animista di stampo egizio.
Ne ha parlato recentemente il volume “Giordano Bruno” (Fazi 2013), scritto da Bertrand Levergeois, che lo definisce un “cabbalista”. Bruno è autore del De vinculis, scritto dopo una vita d’immersione a fondo nelle tradizioni magiche e occulte. Con il volume, secondo la recensione apparsa su Italia Oggi, si propone d’illustrare le tecniche per manipolare i singoli e le masse, individui come popoli interi, un’arte così nera e gaglioffa che «per comprenderla e valorizzarla», scrive Ioan P. Couliano in Eros e magia nel Rinascimento (Il Saggiatore 1989), «bisognerebbe essere al corrente dell’attività dei diversi trust, dei vari ministeri della propaganda. Aiuterebbe poter dare un’occhiata nei manuali delle scuole di spionaggio. Il mago del De vinculis in genere è il prototipo dei sistemi impersonali dei mass media, della manipolazione globale e della censura indiretta, il prototipo dei vari brain trusts che esercitano il loro controllo occulto sulle masse occidentali».
Bruno è un cacciatore d’anime. Crea vincoli e accende prodigi. La magia di Bruno è detta erotica per le passioni che ha lo scopo di suscitare e per i mezzi di cui si vale per vincolare il prossimo suo. Altro che amarlo, come gli hanno insegnato in seminario.
La redazione