Un vestito con cerchi rossi e neri, una treccia di lato e orecchini bianchi anni ’60. Così vediamo Giorgia Ferrero in La grande bellezza, scatenata e intenta in un’impresa che le vale l’invidia di colleghe, cinefile e non solo: un bacio, più passionale che mai, a Toni Servillo. “Alla fine della scena Paolo Sorrentino mi ha detto: ‘Così è troppo’. Ma era in linea con il mio personaggio, un’ammiratrice smodata di Jep Gambardella”, ci racconta l’attrice trentacinquenne, scoperta da Maurizio Sciarra in Quale amore. Ironia della sorte, a distanza di anni si ritrova in un altro film con Giorgio Pasotti: “Anche se anche se stavolta non condividiamo scene, lo considero un professionista, troppo sottovalutato dal nostro cinema”.
Che esperienza è stare sul set di Paolo Sorrentino?
Neanche a dirlo, si tratta di un set altamente professionale, una macchina perfetta dove tutto funziona alla grande. Paolo lascia molto spazio all’attore, magari poi ti dice che non va bene e rifai la scena, ma è sempre attento ai dettagli, e tratta tutti allo stesso modo. Non lascia a nulla al caso e sa come metterti a tuo agio. Spero mi richiami per il prossimo film.
Come sono andati i provini con lui? Immagino ne abbia fatto più di uno…
Tre in tutto. Un po’ mi ero sorpresa quando mi ha chiesto di improvvisare una scena sensuale. Ma lo ritenevo già uno dei più grandi registi d’italia, un vero autore. Mi ha detto: “I ruoli sono già tutti presi, però creerò personaggi all’improvviso”. E infatti ha creato un gruppo di donne ammiratrici di Jep, dandoci le battute direttamente sul set, al momento. Quando mi ha detto che mi avrebbe presa volevo quasi abbracciarlo, tanta era l’emozione di girare con lui.
Come si è trovata a recitare accanto a Toni Servillo?
Benissimo, tra una pausa e l’altra abbiamo scambiato qualche parola e mi è sembrato un uomo molto umile, riservato. Partito il ciak abbiamo ballato e io l’ho baciato. Ecco, in quel bacio ci ho messo tutta la stima e l’attrazione per un interprete tanto affascinante, e anche la lingua (ride, ndr). E’ stata una bella scena, molto forte, e lui non si è tirato indietro. Lì si vede la grandezza di un attore. Poi devo dire che è stato bello anche chiacchierare con Carlo Verdone. Naturalmente abbiamo parlato di medicine, mi pare avesse un problema di ernia e si lamentava perchè non riusciva a ballare bene la Colita!
E’ molto impegnata sul versante teatrale: sta portando in giro per l’Italia lo spettacolo Labirinti del male di Francesco Zarzana. Ce ne parla?
E’ uno spettacolo a cui tengo molto, sulla violenza sulle donne. Interpreto una donna comune, che ha subito violenza domestica dal proprio compagno. È morta e racconta l’accaduto in scena, compresi i momenti felici con il suo partner, fino al momento dell’omicidio.
Come si è preparata?
Ho fatto molta ricerca, letto libri e visto film, lavorato molto sulla psicologia di questa donna: ho accettato di fare lo spettacolo perchè sentivo l’urgenza di dare voce a tutte le donne che non possono più farlo.
Cosa ha imparato?
Mi sono resa conto delle conseguenze del silenzio: molte donne non denunciano, per la presunzione tutta femminile di dire “Magari stando con me lui cambia”. Abbiamo un incredibile istinto materno anche con i nostri partner, purtroppo.
Se dovesse indicare due suoi modelli di riferimento, uno italiano e uno internazionale, quali direbbe?
Non ho dubbi: Anna Magnani e Meryl Streep. Straordinarie, uniche.
Un sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe lavorare negli Stati Uniti, anche per una questione di meritocrazia. E magari essere diretta da Marco Bellocchio, con cui ho già fatto due provini: ero arrivata quasi in finale per Il regista di matrimoni, speriamo ci sia un’altra chance in futuro.
di Claudia Catalli