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Giornata nazionale ciechi

Creato il 14 dicembre 2010 da Occhioalgolf

Studiare come gli altri compagni grazie ai libri in braille o in formato elettronico; visitare un museo o godersi uno spettacolo teatrale; poter avere un lavoro che renda autonomi. Diritti niente affatto scontati per chi non vede. Quest’anno è dedicata alla cultura e al lavoro la cinquantaduesima Giornata nazionale dei ciechi, che ricorre come ogni anno il 13 dicembre, giorno in cui si festeggia Santa Lucia protettrice della vista. «La cultura serve a formare un cittadino istruito e consapevole, il lavoro rende uguali agli altri: sono entrambi fondamentali per l’integrazione dei non vedenti nella società», afferma Tommaso Daniele, presidente dell’Unione italiana ciechi. Oggi per chi non vede o è ipovedente non è più impossibile studiare, andare in un museo, seguire un film. «Contro lo stereotipo del “cieco ignorante” abbiamo combattuto per decenni», dice Daniele. Ma audiolibri, opere d’arte tattili nei musei, audiodescrizioni al cinema e in tv sono ancora un’eccezione: non sempre sono accessibili, e non dappertutto. La stragrande maggioranza dei libri non conosce nessuna versione in braille, con caratteri ingranditi o con la registrazione audio. Solo il 5% dei libri pubblicati nei Paesi industrializzati è accessibile a chi non può leggere le pubblicazioni su carta stampata. Così sono ancora poche nei musei le guide in braille con testo e immagini, o gli audio illustrativi, gli oggetti (o le loro copie) utili per la fruizione tattile. E poco diffuso è un servizio semplice come l’audiodescrizione, che alla messa in onda di un film associa una descrizione audio di quanto accade sullo schermo durante le scene prive di dialoghi. Pochissimi i cinema che garantiscono il servizio eppure basterebbero delle apposite cuffie. «Ancor più grave – aggiunge Daniele – è che un servizio pubblico come la Rai preveda solo due-tre audio descrizioni a settimana per i programmi televisivi che trasmette». «Alcuni limiti oggettivi potrebbero essere superati, ma spesso dobbiamo scontrarci con la mancanza di attenzione, il disinteresse, la carenza di fondi». Un esempio? La scuola. «I tagli dei finanziamenti al ministero dell’Istruzione riducono l’area del sostegno e le attività integrative speciali per i bambini ciechi, come la possibilità di giocare, manipolare la creta o utilizzare materiale apposito per studiare l’aritmetica e la geometria. Si compromette così la formazione integrale dell’alunno».  Oggi vecchie professioni sono sempre meno richieste. «Ad essere occupati come centralinisti e massofisioterapisti erano in passato circa 15mila lavoratori non vedenti – ricorda il presidente della Uic -. Oggi la figura del centralinista telefonico, occupazione per eccellenza dei ciechi, viene superata in molte aziende dalla tecnologia Voip. Mentre per i massofisioterapisti, che finora esercitavano dopo aver conseguito un diploma triennale nelle scuole speciali, oggi il titolo non è più spendibile nel settore sanitario poiché è richiesto dalle nuove norme il conseguimento della laurea breve triennale. Manca il riconoscimento di una figura equipollente che consenta l’utilizzo della quota di riserva in sede di collocamento obbligatorio (legge 68/99)».  In molti casi manca la formazione per indirizzare i giovani verso le nuove figure professionali più richieste dal mercato del lavoro. «Nel 2000 – sottolinea Daniele – il decreto Salvi ha riconosciuto nuove figure professionali come l’addetto all’ufficio relazioni con il pubblico, ai servizi di telemarketing e alla gestione di banche dati. Ma le regioni non hanno attivato corsi di formazione per queste nuove figure professionali». Altre mansioni necessitano prima del riconoscimento e poi dell’avvio dei progetti di formazione. Passi semplici, almeno in teoria. «La Uic ha svolto con l’università di Reggio Calabria un corso per perito fonico, figura di cui si avvalgono i magistrati per le intercettazioni telefoniche – ricorda Daniele -: circa sei mesi fa abbiamo chiesto il riconoscimento di questa professione al Ministero del Lavoro, che ha la competenza di individuare nuove figure professionali. Ancora non abbiamo ricevuto risposta».


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