Tratto dal romanzo The Fifth Cord di D. M. Devine, l’opera terza di Bazzoni rappresenta – insieme al sottovalutato La morte accarezza mezzanotte di Luciano Ercoli – il migliore esempio di Giallo all’Italiana di diretta filiazione argentiana.
“Andrea Bild, giornalista, indaga su due fatti criminosi – l’aggressione subita da un giovane insegnante d’inglese, il professor John Lubbock, e l’assassinio di una donna inferma, Sophie Bini moglie di un medico – Poiché le sue ricerche danno fastidio a quest’ultimo, che è anche azionista del giornale, Andrea viene sollevato dall’incarico, ma decide egualmente di continuare le indagini”
Prevedibilmente, il libro di Devine rappresenta solo un ottimo alibi per elaborare un prodotto cinematografico assai diverso, meno cerebrale ma più visionario, come sottolineato dall’inquietante monologo in apertura, che regala allo spettatore un inaspettato obiettivo deforme accompagnato dalla voce distorta dell’assassino. Franco Nero è in stato di grazia, la fotografia di Vittorio Storaro incanta gli occhi scena dopo scena, le location e le scenografie ideate da Gastone Carsetti (che proveniva dal miglior Spaghetti western) sembrano guardare alla pittura metafisica di De Chirico. Persino la sceneggiatura, scritta a sei mani dal regista insieme a Mario Di Nardo e Mario Fanelli, convince nonostante l’incredibile artificiosità e le numerose incoerenze che la gravano.
La musica di Ennio Morricone chiude il cerchio ed offre agli appassionati del filone uno dei main theme più riusciti e raffinati del periodo. Bazzoni tuttavia tornerà al giallo solo 4 anni dopo con l’interessante Le Orme, thriller psicologico con protagonista Florinda Bolkan.
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