Nella Varese di un tempo, la festa della Giöbia era una ricorrenza molto sentita, simile all’attuale festa della donna.
Per l’occasione le donne di ogni età si riunivano a cenare allegramente con le amiche, senza gli uomini, che nel frattempo organizzavano loro numerose burle ed erano ammessi solo “puscéna” (dopo cena) e portavano in dono alle amate un dolce a forma di cuore: ul cör.
Un riconoscimento offerto alle donne per il lavoro svolto a favore della famiglia e della loro capacità di sostituire gli uomini in tutte le attività agricole , durante i mesi in cui lavoravano a salario, lontani da casa.
La festa ha un’antica tradizione di origine precristiana e cadeva dopo la sosta di pieno inverno segnando così la partenza degli uomini che tornavano ai cantieri e alle fabbriche. In età medioevale alla Giobia è stata associata la sembianza umana, spesso quella di una vecchia o di una strega. Ancora oggi viene celebrata in molti comuni con il rogo di un pupazzo simboleggiante una donna anziana per esorcizzare le forze negative dell’inverno e propiziare l’avvento della primavera.
Questa antica tradizione è stata tramandata fino ai giorni nostri dalla “Famiglia Bosina”, che nell’occasione premia il Poeta Bosino, e da pasticceri e panettieri che preparano dolci a forma di cuore.