Ma uno dice che poi se la cerca. Come si fa a rendere lapalissiano un concetto che tutti conoscono e riferiscono solo nel segreto di un confessionale, ma non hanno il coraggio di dire? Semplice, basta andare a Roma, Piazza Farnese, e urlarlo ai quattro venti. Con le labbra arrossettate, Giuliano Ferrara si è presentato allo sparuto popolo di destra che manco al gay pride. Poi, colto da un attacco di sincerità, ha urlato l'evidenza, un fatto che tutti sanno da sempre, e cioè che coloro che appartengono al popolo delle destre italiane sono delle grandissime puttane. È vero, ricorrendo al suo solito impeto, Ferrara ha inserito nella categoria solo le ragazze che si sono prostituite per il Capo. Però sa molto bene, il direttore del Foglio, che è facilissimo ascrivere nella categoria coloro che rientrano nel meretricio perché la/lo danno, ma anche quelli che mettono al servizio di qualcuno, per prebende o regalie o un posto al sole qualsiasi, la propria dignità, l'intelligenza, la penna, la professionalità fino a disintegrarsi in nome del padrone. Chi lo paga il Foglio? Continua a essere Veronica Lario l'azionista di riferimento o, grazie alle vendite, il giornale di Giulianone si mantiene da solo? E che dire di Feltri e Sallusti? O di Belpietro che continua a essere pagato solo perché lo Stato gli regala milioni di euro con la scusa che Libero è il quotidiano dei monarchici? Sussiste, ancora, un equivoco di fondo. Una è mignotta solo se allarga le cosce dietro pagamento di regolare tariffa esentasse. Per questo si chiama sesso a pagamento, e per questo, spesso, le mignotte vengono assimilate, come categoria, ai tassinari: entra il cliente, scatta il tassametro e alla fine della corsa paghi i chilometri fatti, l'unica differenza è che gli autisti di taxi a maggio pagano le tasse. Uno che si picca di essere il più intelligente, il più furbo, il più grande giornalista vivente, non si può permettere di prendere topiche simili perché alla fine, la manifestazione folkloristica di oggi, è servita a rendere chiaro al popolo italiano che il concetto di “puttanità” è andato modificandosi nel corso del tempo, e che negli ultimi venti anni ha subito una vera e propria mutazione genetica. Chi ci fa un po' pena, però, non è Ferrara e non è il popolo berluschino. Lo schifo arriva ancora una volta da quella che è stata per venti anni l'opposizione più supina che una democrazia abbia mai avuto in tutto il mondo. Perfino ai tempi di Pinochet, i democratico-cristiani filodittatura ebbero i loro problemi, gli ex comunisti italiani manco quelli: un lunghissimo inciucio durato mezzo secolo e che continua ancora sotto gli occhi di un popolo reso impotente da milioni di ore di tv lavacervelli. I silenzi dei pidini gridano vendetta al cospetto di qualsiasi forma di intelligenza, anche quella mono-neuronica, figuriamoci di fronte ai problemi di un popolo asservito ai desiderata di un unico padrone. Ragassi, c'è il LettaLetta porco boia. Finalmente è presidente del consiglio uno di noi. Chi molla è un fetente e chi denuncia il principale alleato un traditore.
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Giuliano Ferrara: “Siamo tutti puttane”. O, non lo sapeva nessuno!
Creato il 26 giugno 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Ma uno dice che poi se la cerca. Come si fa a rendere lapalissiano un concetto che tutti conoscono e riferiscono solo nel segreto di un confessionale, ma non hanno il coraggio di dire? Semplice, basta andare a Roma, Piazza Farnese, e urlarlo ai quattro venti. Con le labbra arrossettate, Giuliano Ferrara si è presentato allo sparuto popolo di destra che manco al gay pride. Poi, colto da un attacco di sincerità, ha urlato l'evidenza, un fatto che tutti sanno da sempre, e cioè che coloro che appartengono al popolo delle destre italiane sono delle grandissime puttane. È vero, ricorrendo al suo solito impeto, Ferrara ha inserito nella categoria solo le ragazze che si sono prostituite per il Capo. Però sa molto bene, il direttore del Foglio, che è facilissimo ascrivere nella categoria coloro che rientrano nel meretricio perché la/lo danno, ma anche quelli che mettono al servizio di qualcuno, per prebende o regalie o un posto al sole qualsiasi, la propria dignità, l'intelligenza, la penna, la professionalità fino a disintegrarsi in nome del padrone. Chi lo paga il Foglio? Continua a essere Veronica Lario l'azionista di riferimento o, grazie alle vendite, il giornale di Giulianone si mantiene da solo? E che dire di Feltri e Sallusti? O di Belpietro che continua a essere pagato solo perché lo Stato gli regala milioni di euro con la scusa che Libero è il quotidiano dei monarchici? Sussiste, ancora, un equivoco di fondo. Una è mignotta solo se allarga le cosce dietro pagamento di regolare tariffa esentasse. Per questo si chiama sesso a pagamento, e per questo, spesso, le mignotte vengono assimilate, come categoria, ai tassinari: entra il cliente, scatta il tassametro e alla fine della corsa paghi i chilometri fatti, l'unica differenza è che gli autisti di taxi a maggio pagano le tasse. Uno che si picca di essere il più intelligente, il più furbo, il più grande giornalista vivente, non si può permettere di prendere topiche simili perché alla fine, la manifestazione folkloristica di oggi, è servita a rendere chiaro al popolo italiano che il concetto di “puttanità” è andato modificandosi nel corso del tempo, e che negli ultimi venti anni ha subito una vera e propria mutazione genetica. Chi ci fa un po' pena, però, non è Ferrara e non è il popolo berluschino. Lo schifo arriva ancora una volta da quella che è stata per venti anni l'opposizione più supina che una democrazia abbia mai avuto in tutto il mondo. Perfino ai tempi di Pinochet, i democratico-cristiani filodittatura ebbero i loro problemi, gli ex comunisti italiani manco quelli: un lunghissimo inciucio durato mezzo secolo e che continua ancora sotto gli occhi di un popolo reso impotente da milioni di ore di tv lavacervelli. I silenzi dei pidini gridano vendetta al cospetto di qualsiasi forma di intelligenza, anche quella mono-neuronica, figuriamoci di fronte ai problemi di un popolo asservito ai desiderata di un unico padrone. Ragassi, c'è il LettaLetta porco boia. Finalmente è presidente del consiglio uno di noi. Chi molla è un fetente e chi denuncia il principale alleato un traditore.
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