Uno pensa alle belle parole dello scrittore greco Nikos Kazantzakis:
Abbiate cura degli animali, delle mucche, delle pecore, degli asini; credetemi, anch'essi hanno un'anima, sono esseri umani, solo che hanno il pelo lungo e non sanno parlare; sono uomini d'un tempo remoto, date loro da mangiare.
e poi si ritrova a che fare con quelle del primo ministro della Malesia Mohamad Ali Rustam che, per giustificare la costruzione di un laboratorio di sperimentazione animale nel suo paese, ha affermato che dio ha creato scimmie e topi per permettere agli uomini di sperimentare su di essi.
Il perché un'azienda indiana, la Vivo BioTech, abbia scelto la Malesia per impiantare un suo laboratorio è presto detto: la Malesia non ha regolementi in materia di ricerca sugli animali.
Mettendo da parte le stupide parole del primo ministro malese, la ricerca animale è davvero utile? In passato in parte lo è stata, ma oggi esistono reali ed efficaci alternative alla ricerca animale: i nuovi strumenti forniti dalla genomica, le tecnologie informatiche, i sistemi di sperimentazione ad alta prestazione.
Eppure lo scorso anno, in UK le statistiche dell'Home Office hanno rivelato che gli esperimenti su animali hanno raggiunto il numero impressionante di 3.7 milioni, con un aumento del numero di sperimentazioni soprattutto su maiali, anfibi, rettili e pesci, gatti (gatti!) e con un incremento del 65% di procedure condotte senza l'utilizzo di alcun tipo di anestesia. Mentre il contributo reale che questi esperimenti danno alla medicina è davvero minimo. Questo studio pubblicato su PLOS mostra quanto in realtà le pubblicazioni relative a sperimentazioni su animali abbiano una bassa qualità metodologica. E minima è anche la significatività pratica dei risultati di esperimenti condotti su animali, che nella maggior parte dei casi non sono replicati con successo in modelli umani.