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Gli atei integralisti dell’UAAR compiono 25 anni, l’UCCR festeggia

Creato il 06 dicembre 2011 da Uccronline

Gli atei integralisti dell’UAAR compiono 25 anni, l’UCCR festeggiaL’UAAR compie 25 anni. Qualcuno se n’è accorto? No. Venticinque anni di aggressivo fondamentalismo ateo non sono poi molti se si paragonano ai 72 anni di ateismo di Stato dell’Unione Sovietica. Eppure, la presenza dell’UAAR è gravida di conseguenze, in massima parte positive per i credenti. Non ce ne vogliano i nostri amici uaarini, ma anche noi ci sentiamo di festeggiarli in qualche modo.

Nata da quattro o cinque perditempo in una pizzeria di Padova nel noioso dicembre dell’1986, si decise fin da subito che i soci fondatori avrebbero dovuto essere 12, giusto per imitare gli altri 12, quelli più famosi del primo secolo. Come primo segretario venne messo un tipo di nome Romano Oss, che fondò anche la rivista ufficiale, “L’Ateo” (la cui massima diffusione oggi si registra tra i 69 abitanti del comune di Maccastorna, in Lombardia). Qualcuno dice che Oss amasse firmare i documenti anteponendo il cognome al nome, e diventando quindi Oss Romano. Già, proprio come il quotidiano del Vaticano, la catto-dipendenza dell’UAAR non è mai stata troppo celata. Lo scettro passò poi per un anno a Luciano Franceschetti, il quale fece una cosa sola: collaborare al libro intitolato -guarda caso- “Anticatechismo”. Dopo un mese venne cacciato dal congresso uaarino, Oss non ne volle sapere di ritornare e allora Rizzotti (uno dei fondatori) dovette ripiegare sul piccolo (in tutti i sensi, vedi foto) Giorgio Villella: “o fai tu il segretario o si rischia di chiudere baracca e burattini”, più burattini che baracca. Zitto zitto Villella stette avvinghiato al trono fino al 2007, quando cedette finalmente il potere al mitico impiegato part-time e cultore di musica tribale, Raffaele Carcano.

Le uniche note importanti da segnalare nei primi 17 anni (1986-2003) sono il cambiamento di nome dell’associazione, da AAAR a UAAR (si preferì infatti passare dallo “sbadiglio” al “rutto” per ragioni meramente fonetiche), la nascita in anteprima nazionale della strepitosa mailing list «ateismo», qualche partecipazione tra anarchici e Gay pride per raccattare un po’ di adepti e uno spassosissimo articolo di Avvenire nel quale, riferendosi all’UAAR in occasione di un Congresso nazionale nel 1998, scriveva: «gli agnostici della penisola devono dosare le energie perché sono pochi: esattamente 176, meno dei panda in Cina. Nella sala si sprecano capelli brizzolati, barbe sapienti (ma borghesucce) alla Scalfari, occhiali da miope con catenella; giovani scarsi davvero. Gli atei italiani sono in crisi, e poco vale consolarsi con i dati (più volte citati) del calo della pratica religiosa». Dicono che ancora oggi, almeno una volta all’anno, Villella si faccia un giro in Cina a controllare se il numero dei panda stia superando quello degli uaarini.

Segnaliamo anche un significativo articolo del 2000, questa volta de Il Corriere della Sera, il cui vice caporedattore della Cultura definì l’UAAR come «quel che è rimasto della fede ottocentesca nel positivismo», la cui «parola d’ordine dunque è: lotta contro ogni fede». I seguaci della setta razionalista vengono definiti come «militanti puri e duri dell’ ateismo», e anche loro «hanno un Messia: Darwin, e soprattutto hanno una fede certa, granitica, incontestabile: “L’ uomo non si e’ solo evoluto da una scimmia: l’ uomo è una scimmia”», citando le parole di Oss Romano. L’orientamento religioso dell’associazione è comunque confermato nei suoi documenti ufficiali, dove si legge che l’UAAR «non può essere qualcosa di diverso da una associazione con fine di religione. La qualità oggettiva di associazione religiosa di ogni gruppo di ateismo militante è rafforzata dal­l’auto­in­ter­pre­ta­zio­ne effettuata dai soci all’interno della loro libertà di associazione: e l’UAAR, come si è detto, si interpreta come religione». Ha chiesto infatti al Capo dello Stato di essere riconosciuta come “confessione religiosa”, di poter ricevere l’8×1000 così da compiere il ««soddisfacimento del bi­­sogno religioso dell’ateo».

Il 4 novembre 2007 finalmente arriva sulla scena Raffaele Carcano, come dicevamo, e la musica cambia all’istante. L’intraprendente Carcano subito lancia a Genova l’assurda campagna degli ateobus. Prima iniziativa di livello nazionale e primo fallimento completo, critiche e risate da ogni dove, e perfino prese di distanza da parte dei guru dell’ateismo italiano, Corrado Augias prima e Piergiorgio Odifreddi dopo. Poco tempo dopo ci riprova e si convince nello sprecare quasi 2000€ nel finanziamento di una seconda Sindone di Torino, il cui unico scopo -come ha fatto notare il fisico Di Lazzaro, dirigente di ricerca presso l’Enea di Frascati (e tanti altri ricercatori)- è stato quello di confermare l’impossibilità a riprodurre l’immagine presente sul Sacro Lino, attribuendo quindi ancora più credibilità all’originale. Poi il grande salto: l’UAAR esce dai confini nazionali e grazie alla sua campagna “Togliamo i crocifissi dalle scuole”, riesce a farsi nemici ben 22 Stati Europei, compresa la Corte Europea che si pronuncia a favore del crocifisso nelle aule scolastiche (creando così un precedente fondamentale) e a far letteralmente lievitare il numero di simboli religiosi negli istituti, come abbiamo documentato. Forse è questo persistente flop che motiva lo scambio di minacce e insulti tra gli uaarini e gli atei integralisti di Micromega. All’interno dell’associazione è il caos completo e si giunge nel 2010 all’epurazione di numerosi responsabili dall’UAAR, definiti “eretici” per aver osato criticare il pontifex Carcano, garante del “libero pensiero”.

L’UAAR è stata anche utile finora per far capire come agli italiani non interessi poi molto la celebrazione religiosa dello sbattezzo, solo in 480 hanno aderito lo scorso anno nonostante una campagna assillate culminata con l’annuncio ufficiale direttamente presso la Sala stampa della Camera dei Deputati. A nessuno evidentemente interessa nemmeno il concetto di laicismo proposto da loro al posto della laicità, dato il pesante flop nel maggio di quest’anno della Giornata Internazionale della Laicità, organizzato a Genova. C’è da segnalare anche che proprio pochi giorni fa l’Associazione ha permesso che si colmasse un vuoto legislativo importante: di fatti, grazie all’UAAR, il Consiglio di Stato ha stabilito che d’ora in poi la visita pastorale di Vescovi o sacerdoti in una scuola pubblica si può liberamente fare, anche se c’è chi vorrebbe impedirla. Non dimentichiamo infine che in 25 anni di attività l’UAAR ha destinato nientepopodimeno che 500€ in beneficenza, spendendone nel solo 2010, 2.074€ per il “fondo progetto Odifreddi a scuola” e 750€ per le “vignette” anticlericali.

Tanti auguri da tutti noi!


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