L’Italia non cambierà perché abbiamo la classe dirigente che abbiamo, perché non c’è ricambio in politica, perché l’Italiano è sempre propenso all’imbroglio, perché tutto sommato abbiamo ancora la pancia piena eccetera eccetera. Ma l’Italia non cambierà anche perché i nostri giovani non si indignano o, meglio, si indignano tantissimo con la tastiera e il mouse ma, invece di scendere in piazza e protestare con forza tutta la loro rabbia e la loro delusione per come la società sta loro rubando il futuro, vanno ai rave party e si fanno arrestare per una festa.
Quattro arresti a Milano per una festa, una ragazza di ventidue anni in coma per droga, scontri ed incidenti con le forze dell’ordine. Mentre in Spagna, per esempio, scontri e incidenti avvengono perché i giovani si indignano e rivogliono la proprietà delle loro vite in Italia i loro coetanei italiani si picchiano con la polizia per rivendicare il loro diritto al rave party. I giovani italiani non sembrano capaci di una reazione, di prendere in mano la loro vita e di toglierne la gestione e la programmazione a quella casta che sta portando il Paese in rovina perché sono troppo impegnati a divertirsi.
Ci sono anche giovani impegnati in politica, nei partiti e nei movimenti. Sono pochi, però, rispetto ai festaioli, e tra loro non vedi quella scintilla, quello spirito ribelle, quella forza che deriva dalla giovinezza. Ne ho conosciuti alcuni e devo dire che tra loro ho visto delle personalità forti e di grande potenzialità ma tarpate dagli apparati dei partiti, energie sprecate che si allontanano dalla politica. Altri invece li vedi inseriti negli stessi apparati, pronti a dire sì al sistema, incapaci di portare il cambiamento di cui esso necessita e che è doveroso portare per un giovane. Menti omologate, sia i festaioli che quelli di apparato. E la minoranza buona, rimasta sola, alla fine rinuncia.
Luca Craia