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Gli scrittori che non mi sono piaciuti

Da Marcofre

Capita. Affronti un nuovo scrittore, di cui hai sentito parlare, e non succede niente. L’elenco che segue, raccoglie quelli che non ho amato, benché si tratti di pezzi da novanta.

Preciso che la vita poi è imprevedibile. Avevo 14 anni quando affrontai “I demoni” di Dostoevskij, e pensai fosse un mattone, illeggibile e sopravvalutato. Non solo l’ho riletto anni dopo, ma “Egli” fa parte del mio personale Olimpo, assieme a Tolstoj e Dickens. Quindi, chissà.

  1. Jorge Amado. Brasiliano. Letto “Gabriella, garofano e cannella”. Niente da fare, spiacente.
  2. Ian McEwan. Inglese. Di solito se un autore non lo apprezzo, non gli offro un’altra possibilità. Dopo aver letto “Cani neri”, ho riprovato con “Bambini nel tempo”. L’esito è stato identico.
  3. J.D. Salinger. Statunitense. Per molti “Il giovane Holden” è il più grande romanzo statunitense del dopoguerra. Per me, no.
  4. Ernest Hemingway. Statunitense. Nobel per la letteratura. Non riesco a farmelo piacere, davvero; eppure di lui ho praticamente tutto.

Forse ho sbagliato titolo? Dovevo iniziare da qualcosa d’altro?


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