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Gli USA guardano ora alla riforma sull’immigrazione

Creato il 14 febbraio 2013 da Bloglobal @bloglobal_opi

di Davide Piacenza

Il 29 gennaio scorso il Presidente Barack Obama si è recato in visita alla Del Sol High School, a Las Vegas (Nevada), dove ha tenuto un discorso incentrato su una possibile riforma dell’immigrazione. Salutato come una rockstar, Obama ha dichiarato di trovarsi lì “perché la maggioranza degli americani è d’accordo con la necessità di riformare un sistema che non funziona da troppo tempo“. La scelta del Nevada, lungi dall’essere casuale, per gli analisti è data dalle particolari condizioni demografiche di questo Stato, dove i latinos corrispondono a grosso modo il 30% della popolazione.

Obama, facendo perno sull’importanza economica di riformare il sistema, è ricorso ad espressioni di sicuro impatto retorico, quali “l’America è un Paese di immigrati” e “gli immigrati che, pieni di speranza, vedono ancora l’America come la terra delle opportunità“.

Negli Stati Uniti risiedono attualmente circa 11 milioni di immigrati irregolari. La stragrande maggioranza di loro, che ha sostenuto il Presidente, è di fatto parte della comunità e ogni proposta di riforma dovrebbe tenerlo presente.

Gli USA guardano ora alla riforma sull’immigrazione

Stati con la percentuale più alta di popolazione immigrata

La “Gang of Eight” -La banda è tornata, pensiamo alla riforma dell’immigrazione“. A novembre, ben prima che Obama apparisse a Las Vegas e mentre il Paese seguiva preoccupato gli sviluppi del delicato caso del fiscal cliff, erano queste le parole che il senatore repubblicano Lindsey Graham diceva al collega democratico Chuck Schumer. Le stesse le aveva già rivolte a John McCain, il candidato repubblicano alla presidenza del 2008. Nasceva in via ufficiosa la “gang of eight“, una commissione bipartisan finalizzata a presentare una proposta di legge per regolarizzare gli immigrati sprovvisti di permesso. Tra gli altri membri che ne fanno parte, è importante sottolineare i ruoli del repubblicano ispanico Marco Rubio e del democratico Dick Durbin.

Incremento della popolazione immigrata - Fonte: NYT

Incremento della popolazione immigrata – Fonte: NYT

Cambiamento demografico degli immigrati - Fonte: NYT

 Cambiamento demografico della popolazione immigrata – Fonte: NYT

 

Pochi giorni prima che Obama prendesse la parola alla Del Sol High School il gruppo ha raggiunto un’intesa su una struttura della riforma che tenesse conto tanto dei problemi legali, quanto dei risvolti nella sicurezza interna – cari al duo McCain-Rubio e ad una vasta parte dell’establishment repubblicano.

I punti cardine della proposta “degli otto” erano essenzialmente quattro, ovvero:

1. La creazione di un iter di regolarizzazione per gli 11 milioni di clandestini presenti negli USA, rafforzando al contempo i meccanismi di sorveglianza delle frontiere e la tracciabilità di chi è nel paese con un visto temporaneo;

2. La concessione della “green card” agli stranieri che arrivano negli States per laurearsi in materie scientifiche e tecnologiche;

3. L’implementazione di registri dei lavoratori, i cui database serviranno a rendere più difficile l’assunzione di persone sprovviste di permesso di soggiorno;

4. La possibilità di immigrazione in territorio americano per i lavoratori non specializzati di cui un datore di lavoro attesti ufficialmente di avere necessità.

La controproposta del Presidente, a tutti gli effetti, ha dato un’impronta più marcatamente “liberal” a questo disegno. Gli irregolari in esso potranno segnalare il loro status al governo federale, ottenendo permessi di lavoro e – dopo essersi disciplinati in materia fiscale – ambire alla cittadinanza vera e propria. I controlli severi ai confini proposti dalla “gang” sembrano passati in secondo piano, così come non c’è più traccia di una certa lunghezza burocratica nell’iter per ottenere la “citizenship“.

Le mani legate del GOP – Nelle ultime presidenziali Barack Obama ha ottenuto più del 70% dei voti dei latinos: basterebbe questo dato a spiegare e motivare lo shift ideologico del Partito repubblicano, che – innanzitutto mediante Rubio e McCain – ha in maggioranza deciso di abbandonare la sua intransigenza in materia.

Il Great Old Party non può più concedersi il lusso di presentarsi come il partito ostile all’immigrazione irregolare senza se e senza ma: i risultati ottenuti da Mitt Romney – che in campagna elettorale non aveva mancato di proporre “l’auto-rimpatrio” dei clandestini – l’hanno ribadito con chiarezza eloquente.

Barack Obama e i democratici lo sanno e, forti del loro appoggio in quei segmenti dell’elettorato, possono permettersi di affrontare il braccio di ferro da una posizione dominante e al riparo da ripercussioni di una certa entità.

Non ci sono date certe, per quanto riguarda l’iter parlamentare e l’eventuale ratifica delle nuove disposizioni: la Commissione giudiziaria del Senato questa settimana terrà la prima udienza. Obama spera che la riforma passi nel primo semestre del 2013, ma entrambi gli schieramenti sanno bene che si tratterà di tutto, tranne che di una battaglia facile da vincere.

* Davide Piacenza è Dottore in Scienze Linguistiche (Università Sacro Cuore – Milano)


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