Quando nel 1956 Grace Kelly sposò il suo Ranieri di Monaco, per trasformarsi nella
Principessa Grace, il mondo parlò di una favola moderna: l’attrice che tocca le
vette più alte di Hollywood, che appena un anno prima vince il prestigioso
Premio Oscar, lascia il cinema all’apice della carriera per coronare il suo
sogno d’amore. Ma cosa succede dopo il fatidico “felici e contenti”? A
rispondere ci ha pensato il biopic Grace
di Monaco diretto dal francese Olivier
Dahan, già regista di La vie en rose
sulla vita di Edith Piaf. Il film, presentato
fuori concorso lo scorso mese al Festival di Cannes, è stato accolto dai
critici con una certa freddezza. Nei panni dell’algida attrice hollywoodiana
non poteva che esserci un’altra bellezza del cinema statunitense, Nicole Kidman, che con questo film ritorna
ad una recitazione più di pancia e meno di (botulinica) facciata, bella certo,
ma non per questo porcellanosa, anche se, a dispetto della somiglianza con l’attrice
di Caccia al Ladro, ricorda forse più se stessa in The Others che non il volto dell’amata consorte Grimaldi.
Sullo sfondo della disputa tra il Principe
Ranieri e il presidente Charles De Gaulle che voleva invadere Monaco per
annetterla ai possedimenti di Francia negli anni ‘60, il film si apre con la
visita di Alfred Hitchcock
all’attrice americana, che le ripropone un ritorno sul grande schermo con il
thriller psicologico Marnie. Una
scelta difficile quanto sofferta quella di Grace, combattuta tra il richiamo
dei riflettori e i doveri di Altezza Serenissima di Monaco. Un ruolo, quello di
regnante, che, secondo Arash Amel
che firma la sceneggiatura, porta più oneri che onori, dipingendo una
principessa triste, più simile alla Lady D portata sullo schermo dall’amica
Naomi Watts, di quanto nella realtà Grace Kelly probabilmente non fosse.
La pellicola mostra come l’attrice, così
libera, accetti con fatica l’etichetta di corte, e quanto la principessa
americana abbia influito lo scacchiere politico franco-monegasco, contribuendo
con la sua immagine all’indipendenza del principato. Nel ruolo di Ranieri III
ritroviamo un somigliante e un po’ dimesso Tim
Roth (noto protagonista del serial Lie
to me).
Patinato, sfarzoso, elegante. Il film di
Dahan mostra il Principato di Monaco come una gabbia dorata, e fa cadere la
maschera di quella iconica Cenerentola che diventa principessa, mostrando il
volto di una donna fragile e forte, cui il titolo reale le sta stretto, ma
s’impegna ugualmente per studiare dizione (francese) e portamento per assolvere
degnamente il ruolo più importante cui la vita l’ha chiamata ad interpretare.
La
curiosità:
questo è il terzo film della Kidman in cui il suo nome è Grace (gli altri due
sono The Others e Dogville).
L’uscita
in DVD e Blue-Ray del film è fissata invece per il prossimo 21 Ottobre 2014.
Magazine Cinema
Grace di Monaco: Nicole Kidman racconta la principessa oltre la favola
Creato il 22 giugno 2014 da Marianocervone @marianocervone
Quando nel 1956 Grace Kelly sposò il suo Ranieri di Monaco, per trasformarsi nella
Principessa Grace, il mondo parlò di una favola moderna: l’attrice che tocca le
vette più alte di Hollywood, che appena un anno prima vince il prestigioso
Premio Oscar, lascia il cinema all’apice della carriera per coronare il suo
sogno d’amore. Ma cosa succede dopo il fatidico “felici e contenti”? A
rispondere ci ha pensato il biopic Grace
di Monaco diretto dal francese Olivier
Dahan, già regista di La vie en rose
sulla vita di Edith Piaf. Il film, presentato
fuori concorso lo scorso mese al Festival di Cannes, è stato accolto dai
critici con una certa freddezza. Nei panni dell’algida attrice hollywoodiana
non poteva che esserci un’altra bellezza del cinema statunitense, Nicole Kidman, che con questo film ritorna
ad una recitazione più di pancia e meno di (botulinica) facciata, bella certo,
ma non per questo porcellanosa, anche se, a dispetto della somiglianza con l’attrice
di Caccia al Ladro, ricorda forse più se stessa in The Others che non il volto dell’amata consorte Grimaldi.
Sullo sfondo della disputa tra il Principe
Ranieri e il presidente Charles De Gaulle che voleva invadere Monaco per
annetterla ai possedimenti di Francia negli anni ‘60, il film si apre con la
visita di Alfred Hitchcock
all’attrice americana, che le ripropone un ritorno sul grande schermo con il
thriller psicologico Marnie. Una
scelta difficile quanto sofferta quella di Grace, combattuta tra il richiamo
dei riflettori e i doveri di Altezza Serenissima di Monaco. Un ruolo, quello di
regnante, che, secondo Arash Amel
che firma la sceneggiatura, porta più oneri che onori, dipingendo una
principessa triste, più simile alla Lady D portata sullo schermo dall’amica
Naomi Watts, di quanto nella realtà Grace Kelly probabilmente non fosse.
La pellicola mostra come l’attrice, così
libera, accetti con fatica l’etichetta di corte, e quanto la principessa
americana abbia influito lo scacchiere politico franco-monegasco, contribuendo
con la sua immagine all’indipendenza del principato. Nel ruolo di Ranieri III
ritroviamo un somigliante e un po’ dimesso Tim
Roth (noto protagonista del serial Lie
to me).
Patinato, sfarzoso, elegante. Il film di
Dahan mostra il Principato di Monaco come una gabbia dorata, e fa cadere la
maschera di quella iconica Cenerentola che diventa principessa, mostrando il
volto di una donna fragile e forte, cui il titolo reale le sta stretto, ma
s’impegna ugualmente per studiare dizione (francese) e portamento per assolvere
degnamente il ruolo più importante cui la vita l’ha chiamata ad interpretare.
La
curiosità:
questo è il terzo film della Kidman in cui il suo nome è Grace (gli altri due
sono The Others e Dogville).
L’uscita
in DVD e Blue-Ray del film è fissata invece per il prossimo 21 Ottobre 2014.
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