Prima o poi si dovrà incominciare a studiare il fenomeno ricorrente di queste sbarbine che, quando commettono qualche marachella, che sia l’averla data al morosino salvo poi pentirsene o l’aver sbudellato a coltellate un paio di parenti, sentono l’impulso incontrollabile di proiettare le loro colpe sui negri, gli albanesi, gli zingari, i terùn.
Certo, è anche un problema culturale generale. Sono ragazzi che vivono in un territorio che negli ultimi decenni ha lasciato crescere intere piantagioni di malepiante come razzismo e xenofobia, senza che alcuno si premurasse di andare a disinfestarle. Forse, la guerra per bande e l’odio etnico sono la caratteristica delle ex città dell’auto, come la Detroit del film di Clint Eastwood? Il malessere postindustriale e l’americanizzazione modello Ku Klux Klan delle nostre città che scatenano reazioni da gabbia sovraffollata?
C’è poi una stampa, sempre a caccia del capro espiatorio straniero da sbattere in prima pagina, che ha coltivato per anni la leggenda che gli zingari rubassero i bambini e che non si è mai premurata di rettificare le accuse gettate su una comunità intera una volta rivelatesi infondate. “La Stampa” si è scusata per l’episodio di ieri. Bene arrivati. Bastava forse prendere fiato e contare fino a cento prima di scrivere il bel pezzettone ad effetto con le nocciole intere sugli zingari stupratori. E ringraziamo domineddìo che non c’è scappato il morto. Perché quelli erano pronti a bruciare pure i bambini.
A prescindere da tutta la sociologia pugnettistica che ci si possa fare sopra, l’episodio di Torino merita di venire punito in maniera esemplare e di fare giurisprudenza per il futuro, casomai qualche altro drugo o semplice testa di cazzo volesse “fare giustizia” e andare a bruciare un altro campo nomadi.
Per i giustizieri improvvisati, per i Charles Bronson della mutua, pagamento sull’unghia di tutti i danni materiali e morali, compreso l’incomodo per i vigili del fuoco e le forze dell’ordine e, nel caso siano minorenni, che paghino i genitori.Alla bugiarda e incosciente che si è inventata lo stupro una bella dozzina di schiaffi a tarantella non ci starebbero male. Se non altro per aver contribuito, brutta cretinetta, a rinforzare l’idea che le donne si inventino le accuse e quindi la violenza sessuale sia solo una loro fantasia.Magari le si potrebbe proporre una visita ad un centro che si occupa del recupero psicologico delle donne stuprate a farsi raccontare cos’è uno stupro e perché non bisogna nominarlo invano. E infine, per lei e il cucuzzaro vendicatore, viaggio istruttivo ad Auschwitz, per vedere il luogo dove migliaia di persone di etnia sinti e rom furono bruciate da una versione un po’ più metodicamente scientifica del medesimo odio razziale.
Che poi, se ad essere accusati di stupro fossero stati dei “bravi ragazzi” italiani, avremmo visto le loro famiglie andare ad assaltare e dar fuoco alla casa della vittima.