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Gran Premio del Brasile 2012, gara

Da F1web

La musica è finita, il Mondiale è di Sebastian Vettel. Interlagos confeziona una corsa allucinante per chiudere la stagione più lunga della storia. Vince Button davanti ad Alonso che del secondo posto non se ne fa niente perché Vettel arriva sesto e conserva 3 punti di vantaggio per confermare la corona iridata. La terza consecutiva.

La variabile acqua. Piove, non piove, comincia, smette, ricomincia. La pioggia è l’elemento di disturbo di una gara in cui la tensione è già altissima. Chi paga di più sul bagnato è Paul di Resta che a due giri dalla bandiera a scacchi va a muro alla curva del caffè. E la gara termina dietro la safety car.

La rabbia e l’orgoglio. È dura la vita per Vettel nel giorno della terza affermazione iridata. Seb toppa la partenza, è travolto da Senna alla curva do sol e si gira in senso opposto alla direzione di marcia. Lì danneggia lo scivolo. Ma tra danni, duelli e la radio in tilt, il tris iridato non glielo strappa nessuno.

Tre. Come gli anni che Alonso ha già passato a Maranello senza vincere il Mondiale e come i punti che nella classifica finale lo separano da Vettel. Il team sotto il podio gli scrive: “Grazie Fer”. Lui risponde “Orgogliosi comunque”. In Brasile la pioggia gli dà una mano enorme, perché prima dello scroscio finale aveva comunque le gomme alla frutta e doveva cambiarle.

Il fattore Massa. Fa una partenza poderosa e alla prima curva gira fianco a fianco con Button. Felipe in tutti i duelli è deciso e corretto. Anche quando incrocia Vettel. Nelle interviste ripete: “Potevo arrivare più avanti”. La squadra infatti a dieci giri dalla fine gli fa lasciare il secondo posto a Fernando nella speranza che Vettel nel frattempo incappi in qualche trappola.

L’incredibile Hulk. Sulla pista che nel 2010 l’aveva già visto in pole, Nico Hulkenberg caccia un’altra volta gli artigli e va a condurre il Gran Premio. Però non è impeccabile sotto l’acqua e offre il fianco all’attacco di Button. Dopo sbatte contro Hamilton e lo mette fuori gioco.

I soldi di Bernie. Sul fronte dei costruttori, erano due le sfide calde del rush finale: quella tra Ferrari e McLaren, che si risolve a favore del Cavallino per il secondo posto, e quella tra i piccoli team, a quota zero e alla ricerca del premio punteggio che la FOM di Ecclestone assegna in base al risultato. La spunta la Caterham che arriva in P11 con Petrov e così conquista il decimo posto nel Mondiale a scapito della Marussia che glielo aveva portato via a Singapore.

L’incognita tecnica. Renault ha imposto a tutte le sue squadre l’impiego dei nuovi alternatori. La specifica era pronta già in Texas, ma proprio la Red Bull – che poi ad Austin ha patito il ritiro di Webber – aveva scelto di non usarla, “perché – spiegano dalla Francia – sono anche loro esseri umani. E ogni tanto hanno delle sensazioni. Come quando in un negozio la testa ti dice di comprare una cosa e il cuore un’altra”.


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