Magazine Cultura

Grande interesse per la Seconda Conferenza Internazionale sulla lotta all’amianto

Creato il 21 marzo 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

INVITO

Il 20 e 21 marzo si è svolta presso l’Auletta della Camera e la sala Tirreno della Regione Lazio la Seconda Conferenza Internazionale “Lotta all’amianto: il diritto incontra la scienza” organizzata dall’Ona (Osservatorio Nazionale sull’Amianto) e presieduta da Ezio Bonanni, presidente Ona. Pubblichiamo di seguito la sintesi dell’intervento dell’architetto Giampiero Cardillo che da tempo si occupa di questo tema. Chi volesse approfondire l’argomento può scaricare la relazione per extenso.

Lotta all’amianto: il diritto incontra la scienza

Quale migliore percorso per rendere possibile la risoluzione del problema Amianto?

Intervento dell’Architetto Gen.CC (ris.) Giampiero Cardillo

S I N T E S I

Da giovane Sottotenente dei CC, in “missione speciale” a Torre del Greco, raccolsi la sconsolata “battuta”, allora già nella letteratura satirica, del Comandante della Compagnia locale che, avuta notizia di una rapina in progetto per le 13, aveva coperto con un dispositivo di protezione solo due dei tre possibili obiettivi, ufficio postale e gioiellerie, lasciando scoperto il terzo possibile obiettivo, le banche, per mancanza di risorse. Fu rapinata proprio una Banca e lui mi disse” Ho  troppe rapine e troppo pochi uomini. Ma ho la soluzione: aboliamo la banche:”

In questi anni ho riflettuto su quella battuta.

Non abbiamo abolito le banche, ma abbiamo abolito le imprese di valore per il troppo malaffare. Le abbiamo soffocate in un mare di norme e controlli, operati da una bulimica burocrazia istituzionale auto-refenziale. Il risultato è: siamo rimasti senza imprese e progetti di valore (come fu l’Olivetti di Adriano Olivetti) e il malaffare e la CO è sempre più forte.

Occorre cambiare strada.

Se le vere innovazioni si fanno nelle peggiori crisi e nelle guerre, allora siamo “fortunati”: l’inquinamento mortale configura sia uno stato di guerra,  che una tecnica “crisi totale” di molti territori.

“Approfittiamone” allora, come invitava a fare il grande Jean Monnet fin dal ‘59. In quegli anni lo abbiamo fatto e abbiamo fatto il “BOOM”, diventando la sesta potenza mondiale.

Oggi, con le sole risorse del bilancio pubblico in coma profondo e le cancerose moltiplicazioni e sovrapposizioni di competenze, che paralizzano l’iniziativa privata, si scoraggia la nascita di troppi progetti virtuosi e innovativi che servirebbero e si estingue la razza di portatori del Valore d’Impresa, nell’accezione del termine proposta da Marco Vitale.

I pochi progetti che si attivano oggi, spessissimo nati male, vengono uccisi spesso in culla, quando non si suicidano in itinere, per:

- cattiva progettazione e insostenibilità finanziaria, sopraggiunta per moltiplicazione degli estimativi di spesa;

- malaffare;

- contenziosi inevitabili, nonostante i “concerti,” stonati, dei Comitati Misti Paritetici,

- ripensamenti di Autorità di competenza e controllo,

- cambio di normative nel periodo, sempre troppo lungo, di esecuzione dei contratti.

Se condividete l’illustrazione del contesto, dovrete condividere anche la mia convinzione che è pura follia infilare un altro piano tradizionale piramidale in questo tubo infernale, affinché  discenda la catena delle competenze, selezioni con il contratto pubblico progetti e soggetti virtuosi, per produrre risultati concreti.

Solo con il “catenaccio”e rari “contropiede” non si vince mai, si pareggia a volte, si perde troppo spesso.

Non si hanno risorse per coprire tutti i ruoli e si pensa di limitare i danni rinunciando all’attacco, che è il solo ruolo che produca ricchezza e possibilità di vittoria sui problemi.

Forse oggi la Scienza e il Diritto si incontrano proprio qui per chiedere alla Politica di appoggiare un’altra norma nella quale non vedo applicate competenze tecniche del territorio. Posso prevedere che essa darà alle burocrazie istituzionali altro filo da tessere per paralizzare iniziative risolutive. Se così sarà, avremmo perso un’occasione.

Certo riconoscere i danni, scoprire i colpevoli, risarcire i danneggiati è un dovere.

Ieri l’avv. Bonanni ha detto: “tutti i siti debbono essere bonificati, tutte le vittime risarcite”.

Giusto. Ma un piano deve dire come e con quali mezzi realistici ciò si possa fare hic et nunc.

E l’amianto è solo uno dei veleni che fanno morire interi territori.

Esso si sovrappone spesso ad altri inquinanti nei medesimi siti.

Inoltre, l’Amianto si individua anche isolato ovunque, in decine di migliaia di micro-siti.

Nessun piano tradizionale potrà risolvere tanta polverizzazione di ubicazione e varietà di oggetti e strutture contenenti Amianto.  Per finanziare e gestire il piano per le vie tradizionali della burocrazia, non ci sono risorse, né pubbliche, né private, alle quali non basterebbe il sostegno di defiscalizzazioni e di recuperi Irpef, per gli altissimi costi improduttivi da anticipare in tempi di crisi.

Oggi, in queste condizioni disperate della economia, non si può fare.

Diciamolo con franchezza: si svilupperebbero anche decine di migliaia di azioni di rivalsa fra privati e fra privati e pubblico. Una festa, forse, per avvocati. E altrettante pratiche previdenziali. Un fallimento annunciato per paralisi certa. 

La soluzione

E’ lo sviluppo territoriale l’unica soluzione.

Progetti di sviluppo che assorbano al loro interno la bonifica, come sottoprodotto incidentale, perché puntano alla bellezza che genera ricchezza.

Questa è l’unica medicina possibile.

Per default si dovrà ottenere anche che il trattamento dei veleni, allontanati o meno dal territorio, goda del massimo dell’innovazione tecnica,  per agganciare più anelli produttivi della medesima catena: energia, riuso sicuro, multi-proposta produttiva, offerta di produzione di materia prima estera (come hanno fatto Francia, Germania e Inghilterra per i residui radioattivi).

Lo sviluppo  non potrà mai essere  l’obiettivo né della bonifica con denaro pubblico e nemmeno della prevenzione e della repressione.  Costringere privati isolati a provvedere con costi insostenibili sarà l’ennesimo paradiso per le burocrazie e per la CO del territorio, che vedrebbero accrescere il loro potere.

Oggi, qui, sono assenti per discutere di soluzioni sostenibili le imprese, i sindacati, l’associazionismo attivo (milioni di persone pronte alla sussidiarietà).

 Mancano nel programma anche i tecnici dell’ingegneria e tecnici del territorio.

La proposta

Liberare lo sviluppo, rinnovare il parco imprenditoriale, selezionandone  il valore scientifico, innovativo e sociale, attivare la sussidiarietà del local content, aborrire le pianificazioni dall’alto e favorire l’autofinanziamento dei progetti e la concentrazione di provvidenze nazionali ed europee su singole complesse iniziative ben preparate. Questa è la mia proposta.

Per fare tutto questo invito l’ONA ad una riconvocazione di questo illustre consesso, allargato a coloro che oggi non sono stati invitati ad incontrarsi.

Ci sarebbe un motivo per sperare che da un problema possano nascere delle opportunità da cogliere.

Il titolo che suggerisco per questa sessione speciale potrebbe essere: “L’amianto veleno tra i veleni. Andare oltre la pianificazione burocratizzata: come progettare lo sviluppo dei territori inquinati per la loro rinascita: tecniche e proposte concrete”;

“Attaccare” significa “sviluppare interessi concreti e legittimi” sul territorio, con  sperimentate tecniche, anche burocratiche e istituzionali, innovative.

Se, invece, continuiamo a servirci di:

Istituzioni di vecchia concezione burocratica che, pur all’interno di piani e codici “riformati” mai innovativi, frenano e, a volte, taglieggiano le iniziative di sviluppo, in assenza di perfetti prodotti dei centri di progetto culturalmente avanzati che oggi sono pressoché silenti;

Imprese senza valore tecnico, scientifico, innovativo e sociale, perché selezionate nel tempo proprio dagli insani rapporti con istituzioni incapaci di affiancare, ma solo di interdire e frenare, in forza di norme e prassi paralizzanti. Aziende che dispongono più di avvocati e di faccendieri, che di gente del sapere tecnico e del saper fare concreto; si tratta del medesimo meccanismo perverso di norme e prassi che ha prodotto la medicina difensiva al posto della medicina che cura i malati.

Finanza tanto invasiva, quanto incapace di progetto e indifferente alle sorti di territori ove operano.

Con tutta questa zavorra, senza veri luoghi di  progettazione liberata, non si farà rivivere il 3% del territorio nazionale avvelenato in ben 44 punti accertati e in decine di migliaia di altri micro-siti.

Lo si lascerebbe in mano al solo partenariato pubblico-privato che funzioni in Italia: l’Ecomafia, che fattura 16,7 miliardi l’anno, dei 138 complessivi frutto della sua vasta attività “imprenditoriale”.

I piani tradizionali sono fallimentari, come non ha funzionato il decomissioning nucleare,  che ha divorato un quarto di manovra l’anno e non ci ha impedito di prendere multe salatissime dall’Europa per inadempienze inspiegabili e ingiustificabili.   

La CO, agile e pronta di riflessi, ha già da tempo visto nei tradizionali piani di bonifica il valido sostituto della attività edilizie in crisi irreversibile. Per lasciare al palo la CO dobbiamo:

alzare il livello culturale e la complessità dei progetti;

stimolare omeopaticamente la sussidiarietà e la solidarietà che produce una reazione fatta di progetti ambiziosi e innovativi;

risanare il territorio con il loro sviluppo, utizzando i local content, che significa contenuto sociali attivabili, ma anche la soddisfazione sociale che ci si propone di produrre.

Precedenti

Un nuovo tipo di azione comune è possibile per affrontare il problema Amianto e superare le difficoltà.

Ho trovato precedenti illustri e li ho studiati.

Il più vicino alle nostre condizioni di partenza lo descrivo in un documento che ho consegnato all’ONA, che è a vostra disposizione (sintesi della conferenza tenuta dal prof. Klauss Kunzmann nel 2011, circa l’esperienza vissuta durante il decennio 1989-99, presso l’IBA-Emscher Park srl, che ha condotto la bonifica della RUHR).

In esso ho :

provato a spiegare come sia stato possibile bonificare la avvelenatissima e vastissima valle della Ruhr in soli dieci anni, dall’89 al ’99, afflitta anche da tutti i mali istituzionali, dei quali anche noi soffriamo;

segnalato le innovative tecniche di produzione, raccolta, selezione e attivazione di 120 progetti, su 420, che  hanno trasformato un inferno in paradiso.

sottolineato come i fondi pubblici siano stati solo modesta parte delle risorse offerte dall’iniziativa privata di qualità, che vede ancora oggi restituire nel tempo ciò che vi  ha investito;

evidenziato la decisiva concentrazione di una massa critica di finanziatori e di finanziamenti agevolati europei, come derivato della complessità dei progetti che spaziano in mille direzioni interconnesse;

indicato come indispensabile ROVESCIARE il verso della pianificazione normalmente adottata in Italia. Per la Ruhr sono stati i progetti a formare il piano e non il piano condizionare i progetti. Il solo piano comune seguito è stata la redditività e bellezza del risultato, conseguito dall’applicazione del livello massimo  dalla scienza, dalla tecnica e dalla creatività espressa dal local content, allargato ai contributi dei maggiori centri di ricerca della Germania e dell’Europa. Nessun Commissario, niente Archistar o Guru della pianificazione. Una sinfonia di cervelli e risorse, tenuti assieme da un ente privato l’IBA-Emscher Park, con 30 addetti e 4 capi-dipartimento, a mezzo servizio e stipendio sobrio, raccolti dalle imprese e dalle università.

rintracciato nell’opera di Adriano Olivetti nel Canavese. Esso costituisce, mutatis mutandis,  un rassicurante e straordinario precedente nazionale, che la Fondazione Olivetti e l’ENi stanno rilanciando come modello che innova profondamente il rapporto impresa-istituzioni e territorio.

descritto come sono stati concentrati vari cespiti di finanziamento agevolato europeo, per costituire una MASSA CRITICA di risorse, capaci di sostenere le mille iniziative previste nei progetti adottati, in una complessità armonica di alto livello scientifico, che ha spazzato via ogni interferenza di basso livello culturale e professionale.

Grazie dell’attenzione


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :