Il vecchio adagio popolare sembra calzare alla perfezione anche all’architettura urbana della città di Torino, capitale sabauda di sobrietà e polemiche nei confronti di edifici troppo alti, che per molti non dovrebbero mai attentare allo skyline naturale definito dalle dolci colline e dalla Mole Antonelliana. Ma il progresso per sua stessa natura è andare avanti e, anche se l’economia del capoluogo piemontese, un tempo terzo polo industriale del Paese, non è poi così florida, dopo il discusso (per ragioni estetiche) grattacielo di Intesa Sanpaolo e dopo il discusso (per ragioni anche giudiziarie) grattacielo della Regione Piemonte, sembra esserci in programma la nascita di un terzo grande edificio.
Porta Susa – da Wikipedia
Il terzo grattacielo
Il progetto è del 2011, ma per lungo tempo è rimasto fermo per mancanza di investitori. Poi si sono fatte avanti le Ferrovie dello Stato, per proporsi alla realizzazione della grande opera che sarebbe, in prossimità della stazione di Porta Susa, ideale location per un hotel, alcuni appartamenti, centro commerciale e destinazioni varie ed eventuali. Inutile dire che le polemiche serpeggiano tra l’incertezza e la novità del nuovo proposito: finché non inizierà il cantiere, probabilmente, i comitati spontanei di cittadini saranno ancora indeboliti dalla poca consapevolezza di quel che sta per accadere. Tuttavia, la zona intorno alla stazione ha recentemente avviato i lavori per la copertura del passante ferroviario e, pur essendo molto centrale nel tessuto urbano cittadino, dimostra una vocazione alla trasformazione (ed alla valorizzazione) che poche aree in città storiche come la nostra possono permettersi di avere. Forse senza arrivare agli estremi di una Barcellona in espansione, che abbattendo le mura della città medioevale ha ampliato la zona residenziale in quello che oggi è il quartiere residenziale visitato da turisti di tutto il mondo per le meravigliose intuizioni di Gaudì, i cittadini torinesi si trovano di fronte ad un bivio: per alcuni la verticalizzazione degli edifici è e rimarrà sempre un modo di “deturpare” la natura intima di Torino, città austera e quadrata, ricca di portici, caffè e scorci parigini; per qualcun altro sarà l’occasione di seguire, a distanza di decenni, la vicina Milano e di entrare finalmente in una modernità non fatta solo di grossi “casermoni popolari” in periferia.
Grattacieli a Torino
Ai posteri l’ardua sentenza. Certo è che le Ferrovie dello Stato hanno in corso un cantiere quasi decennale attorno a Porta Nuova e, tra fondi che saltuariamente si prosciugano per poi essere rifinanziati, anche a Porta Susa non hanno effettuato esattamente un intervento esattamente “lampo”. La costruzione di un grattacielo alto 150 metri (17 in meno del grattacielo Intesa San Paolo, quindi sempre rispettoso del simbolo antonelliano della città) quanto impiegherebbe? Per il momento addirittura latitano i soggetti interessati all’acquisto, per cui la fase è ancora quella di pre-bando di gara per le società che dovranno iniziare la realizzazione. E a livello estetico come risulterebbe, a poche centinaia di metri di distanza dal colosso bancario, vedere un’altra torre? Sicuramente la Mole rimarrebbe la reginetta della città, coi suoi 167 metri, ma da Palazzo Lancia (55 metri), alle Torri di Vittorio (quelle all’imbocco dell’autostrada per Milano, di 70 metri), al Palazzo Rai (di 74 metri), alla Torri di corso Mortara (di 77 metri), alla Torre Littoria (di 84,5 metri), ai tre nuovi colossi la sua statura diventerebbe decisamente più banale. Forse solo una naturale evoluzione di una città che cresce: voi cosa ne pensate?