Magazine Bambini
Approfitto di questi ultimi giorni di attesa dall’apertura del Riciclo Creativo per Bambini per chiudere qualche parentesi che avevo lasciato aperta. Eh sì, perché sono stata incalzata più volte e alcune di voi stanno ancora aspettando di sapere se ho avuto modo di usare l’agopuntura durante il parto… ecco no, perché non mi è capitata un’ostetrica che la praticasse, però ho lo stesso parecchio da raccontare.
Tanto per cominciare, il parto è stato veramente rapido e non troppo doloroso, proprio come promesso dal mio ginecologo-agopunturista. Va a sapere quanto il merito sia dell’agopuntura e quanto del fatto che fosse la mia seconda volta… in ogni caso, dopo un primo bambino che ha dovuto essere provocato (e non auguro a nessuno le contrazioni da flebo) , e quindici ore di contrazioni finite in un’epidurale un po’ sovradosata (ho le foto di me in sala parto che rido seduta come Buddha… lasciamo perdere, eh?!) – non mi sarei mai e poi mai aspettata di riuscire ad avere la bambina senza il supporto di antidolorifici.
Ma che c’entra la nonna? Ecco, dovete sapere che le politiche riguardo ai bambini ritardatari si modificano di anno in anno, con una progressiva riduzione del tempo disponibile dopo la ‘data di scadenza’ (il tutto è legato alla decadenza della placenta e quindi a un suo possibile malfunzionamento). Il giorno in cui era prevista la nascita della piccola il mio dottore ha stimolato le contrazioni con l’agopuntura, che però purtroppo si sono protratte per tutto il giorno senza diventare mai abbastanza forti. Così siamo arrivati al sesto giorno – dopo tanti falsi allarmi – un po’ demoralizzati e incerti se rifiutare le medicine per provocare il parto che vengono somministrate a partire dal settimo giorno (con il rischio di perdere la copertura assicurativa in caso di problemi).
In realtà ho partorito proprio il fatidico sesto giorno, e per esperienza ora vi posso consigliare di stare lontane da olio di ricino, mandorla e champagne, se siete in stato interessante! Sembra folle, ma due bicchieroni di questo intruglio mi sono stati somministrati proprio dall’ospedale, come ultima ‘risorsa’ completamente naturale. Io ho bevuto tutto – non so come, perché, sì, fa veramente schifo – e sono tornata a casa come se niente fosse successo. Chiamo mia madre, ci faccio sopra due risate, preparo il pranzo, mangiamo e poi… ho come il bisogno di stendermi sul letto. Un’ora dopo sono in ospedale, tre ore dopo ho già finito. Mi chiedo come farò a raccontarlo a mia figlia!
Ho scelto per partorire, contro ogni aspettativa, un piccolo ospedale nel villaggio vicino. L’ho fatto perché era poco affollato, aveva stanze accoglienti (tipo il lettone per partorire dove c’è spazio anche per papà), e perché non dovevo decidere prima cosa dovevo fare – esattamente il contrario di quello che avevo avuto in Belgio. Per loro, tutto resta in mano all’ostetrica fino al momento del parto. Così mi sono ritrovata con una gentilissima signora tedesca che mi ha risposto molto tranquillamente che non avevo nessun bisogno dell’epidurale, perché non avrei avuto da aspettare molto. Quando si è accorta che la borsa dell’acqua calda sulla schiena mi dava molto sollievo mi ha chiesto se volevo provare a entrare nella vasca. In molti ospedali questa è una pratica che bisogna concordare in anticipo con il medico, con il piccolo problema – a quanto mi hanno detto – che esclude l’utilizzo dell’epidurale. Ma come fa una povera donna a sapere in anticipo come andrà il parto? Io non ho dovuto pianificare nulla, è stato tutto naturale e rilassato. Entrata nell’acqua calda, non ho più sentito dolore, fino al vero e proprio momento del parto. E devo ammettere che aiuta molto anche la componente psicologica, perché in acqua si ha molta più privacy che sdraiata su un lettino con tre persone che ti fissano le parti basse…
Devo ammetterlo, è stata una gran soddisfazione, un parto così – soprattutto dopo il casino del primo. Sarebbe bellissimo poter partorire sempre senza stress. Certo, non è sempre possibile, ma alle volte basterebbe così poco per dare un po’ di spazio anche al fattore psicologico, ed evitare che le giovani madri si sentano inadatte o insoddisfatte ancora prima di cominciare. C’è così tanto lavoro davanti! E tante iniziano già stremate e depresse… vi ricordate che fatica ho fatto con il latte la prima volta? Ebbene, con mia figlia ci ho messo meno di un giorno ad averlo, e dopo tanta fatica, è stato davvero… bello. Mi ricordo ancora la divertentissima infermiera, al mattino: - Credo di avere il latte… - Certo, che hai il latte. Cosa credi che sia, Eilikör?![1]
La prima parte del post dove ho parlato dell'agopuntura come cura preventiva per alleviare i dolori del parto la potete trovare a questo link, mentre qui ho parlato delle sessioni di fisioterapia che ho seguito prima e dopo il parto del mio primo bambino.
[1] In Italia credo sia più conosciuto come Vov.
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