L’indagine “Percorso nascita, indagine civica sulle prestazioni sanitarie. Focus sugli screening neonatali” condotta da Cittadinanzattiva su 51 ospedali italiani rivela vizi e virtù del sistema sanitario nazionale. Ecco dove è più facile fare un bambino.
Lo studio rivela notevoli differenza tra le regioni e alcuni tratti comuni: i centri più grandi, per esempio, offrono generalmente alle mamme garanzie maggiori (come la possibilità di scegliere il parto in analgesia e maggiore rispetto della libertà di scelta) ma a volte non erogano screening neonatali completi mentre i tempi di attesa per l’esecuzione degli esami obbligatori restano troppo alti.
L’indagine ha coinvolto 51 strutture ospedaliere italiane (1 istituto di ricovero, 2 strutture convenzionate, 5 policlinici universitari, 12 asl e 31 presidi ospedalieri) con caratteristiche diverse, dai piccoli centri che gestiscono meno di 500 nascite l’anno fino a quelle che contano oltre 2500 nascite in un anno, e ha indagato sulla facilità di accesso ai servizi sanitari, sulla continuità delle cure, sugli interventi per favorire la salute delle donne e dei neonati (come la possibilità di parto in analgesia, di rooming-in e la promozione dell’allattamento al seno) e sui servizi diagnostici erogati (come lo screening neonatale).
I tempi di attesa
Uno dei parametri di valutazione sono stati i tempi di attesa necessari alle mamme per usufruire dei servizi gratuiti previsti dal Servizio sanitario nazionale: visite ginecologiche, ecografia ostetrica (prima della tredicesima settimana di gravidanza) e morfologica (tra la diciannovesima e la ventesima settimana di gravidanza). Il comune denominatore di questo paragrafo è che non esiste un tempo di attesa omogeneo ma che i dati variano di molto anche all’interno della stessa regione. In Puglia, per esempio, nelle strutture pubbliche per una ecografia ostetrica si attende da un minimo di dieci/quindici giorni fino a un massimo di novanta o addirittura oltre duecento giorni. meglio, come è noto, le strutture private, che riducono notevolmente i tempi di attesa da un minimo di uno o due giorni a un massimo di quindici.
Il parto
Questo è uno dei dati ripetuti più frequentemente: l’Italia è in cima alla classifica dei Paesi europei per numero di parti cesarei con una percentuale del 38% a fronte di una percentuale consigliata dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) del 15-20%. Si ricorre al tagli cesareo soprattutto nelle case di cura convenzionate, mentre negli ospedali pubblici si registrano numeri più bassi. Sicilia, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Abruzzo e Liguria hanno tutte percentuali di tagli cesareo superiori al 35% mentre le regioni virtuose sono Toscana, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. In merito al parto con anestesia epidurale, attenzione all’ora del parto e alle dimensioni della struttura. Lo studio ha infatti rivelato che soltanto le strutture che contano più di 2500 parti l’anno garantiscono questo servizio 24 ore su 24 mentre le strutture minori rispondono a questo bisogno solo in un caso su cinque.
Rooming-in
Il rooming in è la pratica che consente al neonato di soggiornare nella stessa stanza della mamma. In questo senso buone notizie: si tratta di un servizio offerto dall’84% delle strutture monitorate. Anche qui però la distinzione è sulla grandezza delle strutture. La percentuale di strutture attrezzate per il rooming-in sale infatti al 100% se si considerano soltanto strutture grandi e medio grandi.
Screening neonatale
Cattive notizie invece per quel che riguarda lo screening neonatale: il 64% delle strutture interrogate non esegue il test del riflesso rosso, grazie al quale è possibile diagnosticare precocemente le malattie della vista. Questo parametro fa registrare inolter una inversione dei trend sino ad ora descritti. I primi della classe, in questo senso, sono le strutture medio-piccole, mentre nessuno dei grandi ospedali monitorati ha dichiarato di offrire questo servizio. Per quel che riguarda lo screening audiologico è invece proposto dal 60% delle piccole strutture e dalla totalità dei grandi centri. In merito ai test metabolici neonatali, gli screening obbligatori per legge (fibrosi cistica, fenilchetonuria e ipotiroidismo congenito) vengono effettuati nel 96% delle strutture mentre per lo screening metabolico allargato ogni regione offre servizi diversi.
Per leggere tutto il report di Cittadinanzattiva consultate questo link.
Fonte immagine: elNico – Flickr.com