Carmelo Bene a Lecce" title=""Gregorio" di Carmelo Bene a Lecce" />
o dell'eccessiva espressività.
chi non lo ricorda?
sulla linea dell'orizzonte adriatico
apparve un tempo di neve,
il tempo delle anime evanescenti,
il tempo della nuvole teatranti.
All'incontro con le onde forate,
c'eravamo abituati da un bel po',
bastava solo aprire le ali
per sentirci addosso il fiato
vagolante nel palazzo moresco.
Bastava solo guardare i monti d'Albania
per sentirci arrivare festoso
come rugiada mediterranea
e concime per una terra snervata d'umidità
che, a mo' di guizzo scintillante,
ci svegliasse in una vigilia d'aurore autunnali
scalatrice di anime in pena,
sulla linea della curva amata,
dove sauri ramarri betisse mesar-lì arsapi,
danzavano il ballo delle Marie di Nardò.
come di un respiro di luce,
come di un vortice all'infinito,
che fiatava sulla terra di mezzo
spazzandola della nebbia che sfasciava
la Casa di Nostra Signora dei Turchi.
Si trattava dell'anima dell'Umile Straziato,
dell'Irrapresentabile per eccellenza,
dell'anima fragile eterea
di un Bambino nato gigante
con gli occhi cerchiati di ramarro salentino.
Sapevamo che lo spirito di Carmelo
volteggiava sui cieli di Finibusterr æ
alla ricerca di un punto di contatto.
sapeva giocare con la vita
con furore senza banalità
Città del Sole disperse nel cielo,
Spesso dolorava il suo fiato di luce di quinte,
mai gettava sul selciato la ritorta spada.
dolorava e straziava
quasi fosse lombrico di pineto
l'orchestra sinfonica della sua voce
il palcoscenico della vita.
noi rimanemmo come di pietra
quella delle cave di Santa Cesarea Terme,
e irrigidimmo fummo ghiaccio polvere nulla.
Fu allora che C. B. spirò,
spandendo il suo fiato odoroso di timo.
Ci fu chi favoleggiò universi beniani,
mari aperti come di aurore,
poi lampi folgoranti del cielo,
Fu poesia ma non per noi.
Lecce, 16 marzo 2012, Cartella stampata in 51 esemplari firmati e numerati dalla Tipografia del Commercio in occasione del 10° Anniversario della morte di Carmelo Bene.