Jess Franco dirige l’ultimo e apocrifo capitolo della serie Ilsa, creata da Don Edmons, e anche qui l’algida Dyanne Thorne torna a tessere le trame di uno degli episodi più crudi del ciclo dedicato alle “donne in gabbia”, indossando i panni della diabolica Greta. Alla ricerca di sua sorella, scomparsa in circostanze misteriose nella clinica “Las Palmas”, la giovane Abby, grazie all’aiuto del dott. Arcos (interpretato dallo stesso Franco), riesce a farsi internare per svelare il mistero di quell’inferno sepolto nella foresta sudamericana.
Grazie a degli aiuti inaspettati Abbey riuscirà a far luce sulla tragica fine della sorella Rosa e al contempo darà alla leader delle detenute, Lina Romay, la forza di vendicare la condizione sua e delle sue sventurate compagne che a loro volta banchettano, in una scena da cannibalismo da manuale, con le carni della loro folle aguzzina Greta. A Las Palmas vengono richiuse e “recuperate” donne accusate di devianze di natura sessuale come la ninfomania, l’omosessualità e la prostituzione, ma al contempo la clinica si rivela come il regno di sevizie e ricettacolo vizioso della gerarca Greta.
Purtroppo il lager esotico di Greta è una copertura, da parte della dittatura, per rinchiudere donne sospettate di connivenza con la resistenza, prigioniere politiche alle quali vengono estripate importanti verità a ritmo di elettroschok, frustate, incisioni sulle carni e violenze inaudite. In pieno stile woman in prison non mancano risse sotto le doccie e tipici atti di nonnismo, soprattutto da parte di Lina Romay verso la nuova arrivata, come farsi leccare il sedere dopo aver defecato.
Jess Franco, il maestro del W.I.P. d’autore, dopo l’importante e bellissimo “99 donne”, costruisce una Greta vittima del proprio egostismo che la porterà ad una fine tragica, lontano dalle dolci perversioni delle sensualissime Rosalba Neri e Maria Shell.