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Grillo, oh belìn

Creato il 29 aprile 2013 da Lundici @lundici_it

 

E’ il 1977 e fa il suo esordio in televisione, nel programma “Secondo voi” , condotto da Pippo Baudo, ovviamente in RAI, un certo Beppe Grillo.  

Grillo, oh belìn

Giuseppe Piero Grillo, (Genova, 21 luglio 1948) fu lanciato in Tv da Pippo Baudo che impose il cambio di nome di scena da “Giuse”, come lo chiamavano da sempre gli amici, a “Beppe”

Si tratta di un comico genovese allora quasi trentenne, che ama le tutine, scrolla i riccioli e fa ridere soprattutto perché, in un mondo di umoristi romani , napoletani, qualche volta milanesi, butta in piazza finalmente lo sfottò genovese un po’ british e un po’ fantozziano (Paolo Villaggio a sua volta emergeva in quegli anni) e i cittadini della Lanterna, come chi scrive, se ne compiacciono particolarmente.

Sono anni magici per il ragazzo originario di Savignone (comune a 30 km. da Genova), ma genovese di adozione, figlio di un piccolo imprenditore con nobili origini, notoriamente dedito al dolce far niente, a parte i capannelli in piazza Martinez (quartiere di San Fruttuoso) con amici, accomunati, alcuni, dal desiderio di emergere nel mondo dello spettacolo, in cui muoveranno i primi passi scrivendo i testi o solo recitandoli.

Grillo, notoriamente poco propenso alla scrittura e alla cultura (si è diplomato a stento) senza dubbio è un campione del monologo sarcastico, infarcito di allusioni alla vita reale, alla derisione di luoghi comuni, con quel tono del vicino di casa compagnone che tante simpatie gli attira all’inizio e fa sì che per qualche anno lo si veda un po’ ovunque: show di prima serata, co-presentatore del festival di Sanremo, fino al varietà del sabato sera: quel “Fantastico” abbinato alla lotteria di capodanno, che ne fa un divo incontrastato, cui segue lo strepitoso “Te la do io l’America”, in cui si aggira per New York come ogni turista italiano sfigato in cui vuole, giustamente, che noi ci riconosciamo (tra gli ospiti, addirittura il vero Serpico, ex poliziotto ispiratore dell’omonimo successo cinematografico).

Grillo, oh belìn

Copertina di “TV sorrisi e canzoni” del 1981

Naturalmente si insinuano in giro malumori e invidie. Una sua storica fidanzata dichiara a un giornale che lui l’avrebbe trattata piuttosto male, da vero maschilista; Orlando Portento, suo sodale in piazza ai vecchi tempi, lo accusa di avergli copiato i testi; molti ne ricordano alcuni difetti come la tirchieria assoluta, ma si sa, il successo attira gelosie (gira voce che si sia “fatto” Moana Pozzi, ma non si sa se per conquista o su prestazione professionale).

In seguito la sua verve accusa un declino e “Te lo do io il Brasile” appare già un po’ più floscio e non esente da atteggiamenti volgarotti, tesi a strappare la risata grassa. Gira alcuni film, diretto perfino da Risi e Comencini e ottiene anche dei premi, ma il successo non deve essere stato esaltante, se quella strada viene abbandonata (e in effetti, a guardarlo, appare un po’ spaesato e deprimente rispetto agli attori di mestiere).

Succede che a un certo punto il nostro incappi nel noto incidente, durante l’ennesimo Fantastico, anno 1986, ormai condotto a oltranza dal suo mentore Baudo, dove si lascia scappare (ma gli interventi non sono concordati?) accuse di latrocinio ai socialisti, allora in auge grazie a Craxi: circostanza che provocherà il suo allontanamento dallo schermo televisivo, praticamente per sempre, salvo sporadiche apparizioni, peraltro ben accolte dal pubblico. In compenso spopola con lo spot di uno yogurth.

Beppe però è determinato a proseguire la carriera e lo fa con spettacoli in giro, spesso ospite di sindacati e partiti (cioè di uno, perché parliamo di feste dell’Unità). Il suo stile vira decisamente verso la satira politica e l’opposizione al “sistema”, quello delle multinazionali, dei poteri forti, ficcandoci dentro anche la distruzione in pubblico di alcuni pc, che allora per qualche ragione detestava. Ogni tanto scaglia accuse a questo o a quello (per un po’ avrà nel mirino, chissà perché, il dirigente RAI Biagio Agnes), poi attacca le telefonate erotiche a pagamento, la medicina e la farmacopea ufficiale (dovrà risarcire per via giudiziale Rita Levi Montalcini, da lui definita “vecchia puttana”).

Grillo, oh belìn

Beppe Grillo e la moglie Parvin Tadjk

La vita privata è passata un po’ in secondo piano, man mano che anche il suo successo declinava (e per anni di lui si è parlato davvero poco). Si sa che ha avuto due figli nei primi anni ottanta da una riminese (altra lamentela sui giornali sulle sue lunghe assenze da casa, ma quanto fedelmente riportate non si saprà mai), una dei quali di recente ha avuto problemi legati alla detenzione di stupefacenti; e infine si è sposato, in chiesa, con un’ italo iraniana già moglie di un calciatore e due volte madre, che gliene darà altri due (divorzi, annullamenti? Sul lato religione e rapporti con lo Stato, si registra un assordante silenzio di Beppe, che non si sbilancia mai su molte cose riguardo alle quali vorremmo il suo punto di vista, ammesso che ne abbia uno e ne dubitiamo).

Una delle sue ossessioni, invece, che spende a profusione, soprattutto fino a poco prima di buttarsi ufficialmente in politica, è quella sulla prostituzione online, da lui sponsorizzata come salvifica, ottima a ripulire strade dallo spettacolo di quella tradizionale, e secondo lui non sfruttata dalla malavita o da soggetti con interessi economici (devono averlo male informato).

Molto si è parlato dell’incidente stradale del 1981, durante una vacanza con amici (senza la compagna romagnola) in montagna, sull’auto da lui condotta: perso il controllo, la vettura finirà in un burrone e tre occupanti perderanno la vita; si salvano solo il quarto componente della famiglia amica e lui stesso, saltando fuori dalla jeep. Per questo andrà a processo e subirà una condanna, che gli impedisce ora di candidarsi ad alcunché, secondo le ferree regole da lui dettate nel Movimento 5 Stelle.

Poco diremo sulla avventura di cui è attualmente amato e odiato protagonista, ampiamente risaputa, ma qualche riflessione invece si può fare sul prima, durante e possibile dopo. Affermatosi alle elezioni come leader carismatico, ora pazzo per i computer e il “dio web”, pubblicizzandosi per anni grazie alle accuse in stile Giovan Battista Perasso (il giovincello antiaustriaco che pronunciò il famoso “Che l’inse?”, celebrato con una statua nel centro di Genova oggi quasi invisibile, insomma sassaiola e tafferuglio, da vero genovese antico), ricorrendo a ogni mezzo, turpiloquio generalizzato o nuotata alla Mussolini, è senza dubbio incoerente: ma poiché Berlusconi ha reso l’incoerenza un pregio (ho detto questo e poi non l’ho fatto? e chi se ne…) nessuno quasi osa più ricordargli le sue crociate antinformatiche o le sue “sparate” in Ferrari quando, già famoso e residente a Sant’Ilario, la Beverly Hills genovese, ostentava il lusso, e consumava più di tre paesi africani messi insieme. Lui ora possiede solo un’auto ibrida, dice. Ma intanto, vorrebbe vietare ad altri ciò che ha fatto per decenni e si sussurra che “tiri scema” sua moglie vietando in casa l’utilizzo di detersivi e saponi.

Prima delle votazioni, per motivi squisitamente elettorali strizza l’occhio all’estrema destra; solo raramente e di striscio critica “il ras di Arcore” e punta anche a drenare elettori della Lega, ostinandosi stolidamente (dal punto di vista morale e umano, non certo politico, vista il furbastro atteggiamento) a negare la cittadinanza ai bambini nati in Itaia da genitori stranieri.

Grillo, oh belìn

Grillo durante una manifestazione a Torino

E’ adorato dai suoi, tuttora in buona percetuale decisi a difenderlo, facendone un idolo e purtroppo spesso adottandone lo stile: parlano come lui, reagendo con ingiurie e sarcasmi da quattro soldi ad ogni minima obiezione. Si ostina ad affermare che non si possa essere eletti per più di due mandati (un vero esiliato dalla ribalta, Daniele Luttazzi, gli ha chiesto senza ottenere risposta perchè si dovrebbe rinunciare all’esperienza di una persona onesta) e perde per strada la voglia di scherzare, per altro già in passato discutibile (prese in giro Fioroni per il nome di un suo compagno di tennis), che agli inizi della scalata al Parlamento ancora lo sfiorava: ora guai a criticarlo, niente battute, la satira va bene sugli altri (ma logora perchè ripetitiva e qualunquista) ma è e male accetta sui suoi maldestri “cittadini parlamentari”, che ricordano molto quelle soubrettes raccomandate, le quali si presentano dicendo di non saper fare nulla, ma impareranno. Infatti, davanti a degli esperti del settore giustizia chiamati per cercare di scrivere qualche proposta di legge di riforma, essi hanno sgranato gli occhi e si sono rannuvolati al pensiero di dover legger corposi dossier su argomenti di cui ” non sanno nulla” (fonte esclusiva di questo articolista).

Non si possono contestare i suoi atti politici, perchè in pratica, di veri e propri, non ne ha all’attivo e riteniamo che mai ne avrà, a ormai quasi sessantacinque anni, benchè portati da sportivone e con i riccioli intatti, marchio di fabbrica suo, del pontifex Casaleggio (un po’ più frisé) e perfino del suo autista (appena mossi alle punte) , un hippy in stile road manager di un gruppo Tex Mex. Tutti sono stati chiamati in causa per investimenti in paradisi fiscali, ma il popolo grillesco ha berlusconianamente chiuso tutti e due gli occhi. Nè pare turbato dalle ricchezze di Beppe (a Genova chiamato Giuse, poi ribattezzato quando si affacciò al successo), perché ” accumulate onestamente”, come se gli altri fossero tutti ladri (mentre lui ha fruito di condono fiscale durante il governo di Silvio e si è pure lamentato perchè i suoi redditi sono stati messi online dall’Agenzia delle Entrate).

Ha piagnucolato come una vittima perché non accettato dal PD, cui ha chiesto platealmente la tessera mentre al contempo, appena fuori dalla porta , ne dileggiava tutti gli appartenenti. Il suo Vaffa day ha permesso a molte anime frustrate di sfogarsi, ma quando (Servizio pubblico, puntata del 18 aprile 2013) un pensionato gli si è avvicinato per reclamare il mantenimento delle promesse, è apparso stanco e desideroso solo di sfuggire come si usa da noi in città. Non lo sapevate? Si risponde sempre “Lo so, lo so”. “Beppe ho la pensione minima “Lo so, lo so”; ho la moglie invalida ” Lo so, lo so”; Beppe, fagliela vedere “Lo so, lo so”.

Beppe, diciamo noi, ma cosa sai? In un sistema democratico certo non per tuo merito, per quanto deteriorato e brutalizzato da anni di malversazioni, perfino da uno come te dobbiamo sentirci ammannire una predica. Oh belìn.

 


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