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BUJUMBURA ha una particolarità: ci torni dopo una vita e la ritrovi come l’hai lasciata. La sua polvere rossa, le sue buche, le sue splendide ville, i suoi quartieri miserabili, il mercato, gli scippatori, l’apartheid, l’Art déco. Sembra che il tempo si sia fermato. Altro che il dinamismo di Kigali, rapportata all’Europa Bujumbura sembra la Sicilia del Gattopardo. Cosi’ non mi sono stupito di ritrovare una vecchia conoscenza, Pierre Buyoya.
LA STORIA DI PIERRE è esemplare. Correva l’anno 1987 e il presidente burundese Baghaza faceva quello che dovrebbe fare ogni capo di Stato africano: rispediva i missionari al mittente. Con quale diritto i barboni venivano in Burundi a blaterare che la cultura locale non valeva niente e che gli indigeni dovevano prendere le loro frottole per oro colato? A costruire conventi grandi come l’Escurial con soldi di origine fraudolenta? Ad approfittare sessualmente di donne e bambini? A combattere una guerra insensata contro l’uso del profilattico? E soprattutto ad alimentare l’odio etnico creato trent’anni prima da un loro collega, il prete André Perraudin?
OVVIAMENTE I GOVERNI EUROPEI non approvavano la politica di Baghaza, in particolare quello belga e quello italiano. I governi dei paesi bigotti sono sempre pronti ad appoggiare l’espansionismo dei preti, sia perché è il tradizionale puntello del colonialismo, sia perché secondo loro la religione cristiana va imposta a tutti come se fosse un’ideologia universale invece di una credenza personale. Il re belga Badouin faceva celebrare messe per la salvezza del Burundi, il papa polacco Wojtyla piagnucolava in pubblico definendo il Burundi «la sua spina nel fianco». I governi annullavano tutti i progetti di cooperazione e tagliavano gli aiuti economici, costringendo il povero Burundi all’autarchia.
IL BUON BAGHAZA l’avrebbe anche accettata, ma non sapeva che la sua sorte era segnata come quella di quasi tutti i capi di Stato africani che hanno cercato di sbarazzarsi dei missionari. Mentre si trovava in Canada per un congresso, a Bujumbura un golpe organizzato dai preti e dai belgi portava al potere il maggiore Pierre Buyoya. Il giorno seguente Pierre si faceva fotografare in mezzo a uno stuolo di preti in sottana per comunicare che la situazione si era normalizzata mentre Jean-Baptiste Baghaza veniva respinto alla frontiera e costretto all’esilio. Pochi giorni dopo l’odio etnico predicato dai missionari otteneva il suo risultato: 20.000 morti ammazzati a Kirundo e Bugarama.
IN SEGUITO Pierre Buyoya avrebbe ceduto la presidenza a Melchior Ndadaye. Credete che sia scomparso dalla vita politica? Nemmeno per sogno. Arrivo a Bujumbura e lo trovo Alto Rappresentante dell’Unione Africana per il Mali e il Sahel, con l’incarico di risolvere i problemi che affiggono il nord del Mali infestato dagli islamici. Li ha risolti talmente bene che i francesi sono dovuti intervenire prima che i barboni di Allah si prendessero Bamako.
Dragor