di David Incamicia |
"Radicale" e "moderato" sono due delle parole più ripetute nella recente campagna elettorale, spesso con toni che già implicavano un giudizio. A dire il vero, nella seconda repubblica questi termini hanno finito sovente per confondersi o addirittura per mutare di significato, secondo i canoni della cosiddetta "neo-lingua" orwelliana poi ripresi e ulteriormente analizzati da Gustavo Zagrebelsky e Gianrico Carofiglio. Basta pensare a Berlusconi e ai suoi prosenneti, per non parlare della Lega, che da tempo si spacciano per rappresentanti "dell'Italia moderata". Un vero e proprio paradosso. Così come è paradossale, per restare ai recenti appuntamenti elettorali, che da quella stessa parte ci si sia ostinatamente rivolti a una persona come Giuliano Pisapia definendolo estremista, terrorista, radicale e via dicendo.
Al di fuori della politica, però, certi aggettivi rappresentano semplicemente dei punti "estremi" tra diversi modi di essere e di affrontare i problemi quotidiani e le relazioni sociali. Sono, insomma, caratteristiche dell'intima essenza umana di ognuno e non etichette riconducibili a categorie collettive ormai svuotate di senso. Ce lo ricorda Repubblica.it, che al fine di rendere palese la contraddizione (che non è solo lessicale) ha proposto di recente dieci domande tratte da un test elaborato dal sito specializzato Psiconet, per capire quale sia la posizione dei lettori nella scala che va, appunto, dall'estremo alla temperanza. Dunque, per scoprire se siete moderati o radicali (nella loro accezione più autentica), cimentatevi anche voi con il test e rispondete sinceramente ai quesiti proposti.