Di Federico Catani il 21 ottobre | ore 19 : 55 PM
Non si dovrebbe gioire mai per la morte di qualcuno. Al massimo si può provare un senso di liberazione, ma quando si ha un morto davanti, in genere chi crede prega per chi ha lasciato questo mondo, mentre chi non crede riflette sul senso della vita. Tuttavia, vediamo continuamente che molti bramano la morte altrui. Altri esultano scompostamente: basti guardare a coloro che si rallegrano guardando i video che riprendono la salma di Gheddafi maltrattata da quei ribelli che certamente non sono migliori di lui e dei suoi uomini. Insomma, c’è sempre chi non condivide la massima secondo cui i morti sono tutti uguali e resta fazioso anche di fronte al momento cruciale della vita di ogni uomo.
Questa premessa è utile per capire che chi scrive non si augura il decesso di nessuno. Ci sono però situazioni in cui è inevitabile che ci scappi il morto. Prendiamo ad esempio la legittima difesa o la guerra giusta, fatta cioè per tutelare un superiore bene comune o ancora la pena di morte. Ebbene, in questi casi ammazzare diventa legittimo, giustificabile, anche se ovviamente il tutto si dovrebbe svolgere nel pieno rispetto, per quanto possibile, della dignità umana.
A Matrix, mercoledì sera, parlando delle violenze verificatesi a Roma lo scorso 15 ottobre ad opera degli “indignati” più “facinorosi”, c’è stato uno scontro tra il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero insieme al leader dei Cobas Piero Bernocchi. Il motivo del contendere riguardava Carlo Giuliani, il balck bloc che dieci anni fa, al G8 di Genova, venne ucciso dal carabiniere Mario Placanica mentre tentava di lanciare un estintore contro la camionetta delle forze dell’ordine. Nel discorso, Sallusti si è lasciato andare alla sincerità e ha dichiarato che Placanica fece bene a sparare. Ferrero l’ha mandato a quel paese e gli ha dato del terrorista.
Siamo di fronte a due concezioni della vita oposte. Le sinistre più o meno estreme hanno sempre fatto di Giuliani un eroe, santificandolo e osannandolo come un martire. Le persone ragionevoli, anche della stessa sinistra, sono invece sempre state del parere che quel giovane se la sia andata a cercare. Sallusti ha quindi espresso il pensiero di molti, che magari non hanno il coraggio di esporlo pubblicamente per paura della pubblica gogna dei perbenisti. Quella tragedia si poteva evitare? Probabilmente si. Sono stati commessi degli errori da parte delle forze dell’ordine nella gestione della vicenda? Anche questo è probabile. Ma quando ci si trova di fronte a uno che ti vuole ammazzare, chi ha una pistola come Placanica, per difendersi e salvare la propria vita, non ha molto tempo per riflettere sul da farsi. In quei momenti si agisce d’istinto. E quindi si, Placanica ha fatto bene a sparare. E carabinieri e polizia forse avrebbero dovuto sparare anche sabato scorso a Roma. Si sarebbero evitati grandi danni. Ma ovviamente è un bene non ci sia scappato il morto. La morte, lo ripeto, non si augura a nessuno e non si cerca mai.