La playlist è sotto. Giovedì sera sono stata all’Alcatraz di Milano a vedere l’ultima data 2013 del Festival Interculturale “Hai paura del buio?”, organizzato da un pool di musicisti, artisti, performer ed il cui ricavato sarà devoluto all’organizzazione umanitaria Soleterre per sostenere il “Programma Internazionale di Oncologia Pediatrica”. Oltre agli Afterhours, erano presenti Piero Pelù, Il Teatro degli Orrori, Giuliano Sangiorgi, Marta sui Tubi, Antonio Rezza, Paolo Giordano e gli altri ve li leggete qui.
Vi ringrazio per la domanda. Comunque no, non ho paura del buio; mia madre mi mandava a dormire presto ma lasciava sempre aperto uno spiraglio. Dal mio letto potevo vedere le luci blu del televisore in soggiorno, dove venivano trasmessi: Indietro Tutta, Un giorno in pretura, Il processo del lunedì, Fantastico, Chi l’ha visto, Drive-In (ma solo quando mio padre non c’era e quindi cadeva provvisoriamente l’embargo sulle reti Mediaset). Pertanto sapevo imitare Nino Frassica nel ruolo del Bravo Presentatore ed eseguire Cacao Meravigliao e Cicale, ma senza coreografie perché non me le lasciavano vedere (lacuna colmata anni dopo con l’aiuto di mia cugina, gran ballerina tra l’altro).
Non ho neanche paura del paranormale, visto che a 5 anni mio padre mi ha informato concisamente che fantasmi, Dio e Babbo Natale non esistono, togliamole ‘ste idee malsane prima che le venga voglia di bazzicare cimiteri, chiese e centri commerciali. Non ho nemmeno paura di Virginia Woolf, anche se doveva essere un soggetto egocentrico e incredibilmente logorroico. In compenso, ho paura di tantissime altre cose.
Ho paura che un giorno la mia fobia delle rane mi farà passare la voglia di andare nei posti notoriamente pieni di rane tipo le rive del Gange a Varanasi. Ho paura di finire sotto un ombrellone del lido Margherita di Alassio a stramaledire il tempo, il governo e la focaccia che non è più quella di una volta.
Varanasi, agosto 2012
Ho paura di condannare me stessa e gli altri ai soliti errori, smettendo dare opportunità di redenzione al resto del mondo. Tipo di pensare che un mio coetaneo e concittadino, solo perché il suo primo osannatissimo romanzo mi ha fatto poco più che schifo, non sia capace di scriverne anni dopo un secondo, molto diverso e molto migliore.
Di svegliarmi una mattina con una pelle di merda, vecchia, asciutta e senza volontà. Di pensare che ho fatto parte di un amore che è finito male, che ormai i fiori si sono rovinati, che i miei livelli d’amore vanno bene ma io no. Che è meglio non appartenere a niente mai e stare sola, anche se poi m’annoio. E lo so, che quando mi annoio divento pericolosa e assassina quanto una iena. Ho paura di entrare in uno stato di allerta, scelta, controllo, letti rifatti al meglio quando io scusami -amore- voglio solo dormire.
Infine, ho molta paura di dover ancora assistere a campagne inopportunamente costose e hashtag inguardabili come #guerrieri, quando c’è chi ha partorito pro-bono un anagramma come ReLOVEution.
Comunque del buio, no, non ho paura.