Bozzetti, dipinti acqueforti, incisioni e 28 sperimentazioni cinematografiche per sancire il mezzo filmico come espressione più affine all’estetica dell’artista; dal 30 giugno al Maca di Acri, si apre la prima retrospettiva nazionale su Hans Richter, celebre sperimentatore dadaista e fondatore del Group des Artistes Radicaux, (assieme ad Hans Arp e Marcel Janco). Nel 1918 in un periodo di grandi suggestioni nel clima post –bellico, si incontrano al caffè Voltaire di Zurigo Tristan Tzara, Hans Richter e Viking Eggeling. Ciò che Tzara teorizzò nel Manifesto dell’amore debole e dell’amore amaro ossia:
Prendete un giornale. | Prendete un paio di forbici. | Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia. | Ritagliate l’articolo. | Tagliate ancora con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto. | Agitate dolcemente. | Tirate fuori le parole una dopo l’altra, disponendole nell’ordine con cui le estrarrete. | Copiatele coscienziosamente. | La poesia vi rassomiglierà.
viene adottato da Eggeling e Richter con il mezzo filmico: nel 1921 Eggeling realizza Diagonal symphonie, una sequenza di forme geometriche, e nello stesso anno Richter presenta il suo Rhythmus 21. Tra le pellicole in proiezione al MACA troviamo anche opere più tarde -e ugualmente affascinanti- per il portato affine alle scienze esatte[1] che esse rappresentano; sono Dreams That Money Can Buy (1947) e 8 x 8: A Chess Sonata in Eight Movements (1957), nato dalla collaborazione con Max Ernst, Jean Cocteau, Fernand Léger, Alexander Calder e Marcel Duchamp.
Hans Richter interviene nel discorso filmico inserendo parti primarie dell’artificio, quadrati, rombi, rettangoli e linee, al pari dei suoi amici contemporanei. Per lui la scelta della fluida rappresentazione cinematografica, rappresenta quasi un passo obbligato, una svolta semantica: la tela, non sembra più essere bastante per spiegare i virtuosismi e le successioni entropiche del pensiero. Un percorso espositivo, a cura di Marisa Vescovo e Boris Brollo, che riserva più di una sorpresa e omaggia i visitatori con l’apertura verso un mondo estremamente poliedrico, così come fu la vita e l’arte di questo personaggio.
A partire dal 15 settembre 2012, alla mostra verrà affiancata un’esposizione di lavori dei sette giovani artisti vincitori del concorso Young at Art (Walter Carnì, Giuseppe Lo Schiavo, Armando Sdao, Valentina Trifoglio, Giuseppe Vecchio Barbieri e il duo MILC, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio), che reinterpreteranno, ognuno attraverso il proprio peculiare stile, le suggestioni scaturite dal confronto con l’opera di Hans Richter, dando vita a un’interessante riflessione sull’eredità del Dadaismo nell’arte contemporanea, declinata attraverso l’intero spettro delle sue modalità espressive: pittura, scultura, body art, grafica vettoriale, fotografia e video-arte.