Ogni tanto capita anche di entrare in Linkedin. Dopotutto, resta sempre LA piattaforma per la ricerca lavoro e networking più seria in circolazione, e c’è un pizzico di orgoglio che ti prende a tenerti sempre ben curato il profilo, no? Condividere pensieri, articoli, post, sbirciare – perché no – che cosa succede nelle proprie cerchie.
E poi, ti arrivano quei messaggini stupidi nella casella di posta: “tot persone stanno guardando il tuo profilo, vieni a vedere chi” oppure “datti una marcia in più acquistando l’iscrizione premium” oppure ancora “fai gli auguri a Tizio per i suoi 20 anni in _Nomeazienda”.
Ecco, quest’ultimo quando lo vedo, mi viene sempre un brivido gelido lungo la schiena.
Fai i complimenti a Tizio per i suoi 10 (o 15, o 20) anni in azienda?? Sempre la STESSA azienda da 10, 15, 20 anni?
Ma a Tizio altro che auguri, gli va dato uno schiaffo in faccia! Gli va detto di svegliarsi, a Tizio, di togliersi la paglia dal Q e darsi una mossa! Cosa ci fa ancora nella stessa azienda dopo 20 anni? Senza un avanzamento di carriera, sempre con la stessa job description, ogni noiosissima mattina programmato come un automa a fare dire pensare sempre le stesse cose… MA COME FA, TIZIO?
Ecco quello che mi viene sempre in mente quando vedo questi messaggi, questi profili, questa gente. Gente che conosco, gente sconosciuta, gente che magari da 20 anni si lamenta del suo lavoro, ogni sacrosanto giorno, e ogni sacrosanto giorno si alza e ci va, senza mai alzare la testa, senza mai farsi una domanda seria, senza mai impegnarsi a cambiare le cose, subendo passivamente, spegnendosi quella parte di cervello che dovrebbe VOLERE il cambiamento, e invece si crogiola nella sicurezza. Nella bambagia di un lavoro che non pone sfide.
Perché io me li immagino così, i robot che compiono i deca-mpleanni in azienda: gente che ha gettato la spugna e si è seduta, sistemata ben comoda, ed è finita inglobata da quella stessa “cadreghina” che si è scelta (o sulla quale forse è planata da chissà dove, chissà perché). Me li immagino come criceti che vivono in una gabbia con la porticina aperta, ma che non mettono mai il muso fuori e che, anzi, anche solo a guardar fuori da una finestrella senza sbarre si sentono smarriti, confusi, impauriti.
Nessun riferimento, nessuna protezione.
Nessuna libertà, nessun desiderio se non di rimanere lì, nel loro piccolo angolo sicuro di mondo, a muffire, marcire, disintegrarsi senza che nessuno ci presti la benché minima attenzione.
No, signor Linkedin, mi spiace: non me la sento proprio di augurare “Happy Work Anniversary” a questa gente, non me lo chiedere neanche.
Anzi, già che ci sei, perchè non fai come le altre piattaforme che ogni 3 mesi ti mandano un bel messaggio che dice: “non hai aggiornato il tuo cv con nuove esperienze, quindi finirai a fondo pagina dei risultati di ricerca”? Non è proprio uno schiaffo in faccia, ma un pò di pepe al culo quello te lo mette, si… e fa anche bene, un pò di pepe, nella vita.