In attesa di sapere se la decisione della Corte d’Appello cilena di Porto Montt, che ha bloccato il progetto HidroAysén, sarà confermata, vale la pena fermarsi a fare alcune considerazioni sul comportamento tenuto dai cosiddetti ambientalisti, i quali, a quanto pare, sono uguali un po’ in tutto il mondo, sempre pronti a dire di “no” a qualunque ipotesi di sviluppo, per quanto sostenibile esso possa essere, come vediamo anche dalle recenti cronache del nostro paese.
Ma torniamo a HidroAysén e agli attivisti cileni. Gli stessi, lo scorso febbraio , avevano già bloccato il progetto per il Parco Eolico Chiloè, che avrebbe generato 112MW di energia elettrica da immettere soprattutto sul mercato dell’industria mineraria.
Nell’occasione, uno degli argomenti su cui si è basata la protesta è stato che la costruzione del parco avrebbe interessato una zona in cui si trovano le balene azzurre, una specie protetta e a rischio di estinzione. Chi scrive non è certamente insensibile al problema; tuttavia, continuiamo a pensare nel compiere determinate scelte la priorità debba essere data alla vita e al futuro degli esseri umani. Soprattutto nel momento in cui stiamo parlando di un Paese le cui condizioni economiche non sono certo equiparabili alle nostre.
Ma purtroppo, il “curriculum” di certe persone è ben più corposo. Già nel 2007, gli stessi attivisti erano riusciti a interrompere la costruzione di un impianto geotermico a El Tatio.
Nell’occasione, erano state mobiliate tutte le comunità locali sotto lo slogan “Difendiamo la nostra Madre Terra”.
In tutto ciò, quello che lascia davvero perplessi è l’assoluta mancanza del “senso del futuro”. Ed è veramente triste constatare l’impegno profuso a difendere l’esistente senza darsi il minimo pensiero per garantire il domani alle nuove generazioni; tanto più, e lo ripetiamo ancora una volta, che tutti i progetti citati rientrano nella categoria delle energie rinnovabili da tutti auspicate.
Il punto a cui vogliamo arrivare è che quando bisogna prendere determinate decisioni, i criteri su cui basarsi dovrebbero essere quelli delle ricerche scientifiche e delle analisi del territorio. Poiché è evidente che indire ogni volta un plebiscito locale rappresenta un freno allo sviluppo generale. E questo, gli ambientalisti di tutto il mondo sembrano proprio non volerlo capire.
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