Hitball,
storia di uno sport democratico
di Serena Viscovo
una storia italiana
Siamo a Torino, anzi a Settimo Torinese, nella fine degli anni ’70.
Una scuola maschile, una classe problematica, due bande rivali a dividersi uno spazio limitato.
Un professore di educazione fisica alle prime armi capisce subito che è il caso di farsi venire un’idea.
La palestra è piccola, i soffitti sono bassi per qualunque sport, eppure dovrà esserci un modo per sfogare l’aggressività di questi focosi adolescenti. Come spesso accade, le condizioni avverse permettono di scoprire risorse che non si pensava di avere. Così nasce una storia tipicamente italiana, fatta di fantasia, creatività e arte di arrangiarsi.
Baraonda!
Nasce Baraonda. E’ una disciplina ispirata al calcio svedese, il calcio seduti. Due squadre si affrontano con tre portieri in ginocchio e tre attaccanti seduti. Le squadre sono separate, ognuna gioca dalla sua metà del campo. Nessun contatto fisico. Gli studenti cominciano ad appassionarsi e sanno che l’impegno e la disciplina saranno premiati. “Per Natale vi restituirò la posizione eretta” promette il Prof. Luigi Gigante. E’ il 1978 e il nostro inventore comincia ad arrovellarsi su come fare per mantenere la promessa.
signore e signori, l’hitball
Non c’era proprio verso di trovare un nome italiano per l’invenzione di Luigi. Palla colpita? Palla percossa? Era già abbastanza difficile cercare di diffondere un nuovo sport, meglio usare un nome inglese. “Ho fatto questa scelta con un po’ di rammarico, ma dovevo rendere lo sport il più appealing possibile. In questo l’inglese è stato utile. E mi piace che hit significhi colpo ma anche successo”. Nato nella scuola per la scuola, l’hitball comincia a diffondersi. Due squadre una di fronte all’altra che si affrontano colpo su colpo con l’obiettivo di segnare più hits (un profano li chiamerebbe goal) possibili. L’hitball è uno sport istintivo: si può colpire la palla con tutte le parti del corpo, purché ogni giocatore tocchi la palla al massimo una volta senza mai trattenerla. Tre tempi da 15 minuti e un over-time in caso di pareggio. Nell’hitball c’è sempre una squadra vincitrice. Dopo i primi anni di sperimentazione nelle scuole, nel 1986 il regolamento dell’hitball viene registrato. Ad oggi partecipano ai campionati di hitball 70 squadre. Dai primi giorni sono passati tanti anni e diffondere l’hitball continua a non essere impresa facile. Come dice Luigi: “un attimo di ispirazione, vent’anni di traspirazione”.
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