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Ho pubblicato i miei racconti, e adesso?

Da Marcofre

D’accordo: ho pubblicato i miei 12+1 racconti, e adesso? È la tipica domanda che ci si pone quando ci si affida all’autopubblicazione.

Iniziamo ab ovo, come dicevano gli antichi.

Molte persone credono che sia fondamentale il successo, e senza di esso non ci sia alcuna ragione di esistere.

Per esempio, scrivono un libro, e spendono molto del loro tempo a capire come agire per vendere, vendere, vendere.

A mio parere il successo, è diventato talmente difficile da conseguire che è tempo di fare amicizia con qualcosa di differente. Come? Ci sono un sacco di esempi che bla bla bla. Le eccezioni che confermano la regola, esatto.

Se sei agli inizi, non hai bisogno di successo, bensì di lettori. E non di molti, ma di quelli giusti che per forza di cose saranno pochi.

Hai presente quando si parla di nicchia? Tutti annuiscono con forza, ma poi non è a lei che si pensa, bensì a migliaia e migliaia di copie, folle osannanti e via discorrendo.

Non che vendere a vagonate sia male, anzi. Charles Dickens e Georges Simenon lo facevano, e bisogna essere dei presuntuosi per dire che la popolarità è il male.

Ma di sicuro, ci sono storie che si prestano al successo, e certe che invece non venderebbero nemmeno se l’autore passasse in televisione tutti i giorni per una settimana. Anche perché l’autore non ci andrebbe, o farebbe una magra figura…

Ma togliamoci dalla testa che questo sia la prova che la storia non funziona, che è brutta e via discorrendo. Non è questo il metro con il quale misurare la bontà di uno scritto.

Cercherò di parlarne nei prossimi giorni…


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