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Ho scoperto l’oceano

Creato il 17 agosto 2014 da Maria Grazia @MGraziaPiem

Ho scoperto l’oceano

Scrivo questo post di getto dopo aver rivisto le foto del mio peregrinare tra Spagna e Portogallo e penso subito a due cose: viaggio e oceano.

Credo di aver finalmente capito la differenza tra vacanza e viaggio. La vacanza la faccio in questi giorni, adesso che sono tra le pareti della casa dei miei, nel mio paese e tra quelle pigre abitudini che si apprezzano solo andando via, o almeno così è per me. Vacanza è svuotare le ore per fare spazio a se stessi e concedersi il lusso di congelare i doveri senza avere sensi di colpa.
Viaggiare è un’altra storia. È avere frenesia di vedere, annusare, sentire, mangiare, toccare cose nuove, immergersi in storie affascinanti, incrociare sguardi curiosi e imprimere nella mente suoni che già sai resteranno con te a lungo quando tornerai a casa. Viaggiare è avere tutti i sensi all’erta per catturare e accogliere anche le più apparentemente piccole differenze.

Io, per esempio, ho scoperto che la sabbia dell’oceano è fatta di granelli grandi e pesanti e che quando il vento si ferma per pochi secondi, sulla schiena resta un lieve pizzicore che i frammenti delle conchiglie, mescolati alla sabbia, imprimono sulla pelle. Tra Lagos e Sagres il vento non dà tregua, e mentre il piacere di una brezza fresca diventa presto un costante fastidio, ti accorgi che grazie alla forza di quel vento un falco fermo sulla scogliera si è librato in volo senza un battito d’ali.

Nell’oceano avrei voluto farci il bagno. Quando mi dicevano che l’acqua è troppo fredda per me che ho i brividi anche ad agosto, io ribattevo che invece il bagno nell’oceano Atlantico l’avrei fatto. E invece l’ho fatto a metà, fino alla vita, per paura di perdere sensibilità anche dalla vita in su. Mi sono arresa al gelo dell’acqua come il falco si è arreso alla forza del vento, solo che lui ha spiccato un volo meraviglioso mentre io sono tornata a sedermi sulla spiaggia facendomi schiaffeggiare sulla schiena dalla sabbia di granelli e conchiglie, come una punizione per aver lasciato il mio tuffo a metà. Eppure non mi pento, perché ho avuto tempo di guardare l’orizzonte immaginando cosa provassero secoli fa gli uomini che salpavano verso l’ignoto, e chiedendomi se la nostalgia portoghese dipenda più dal troppo intenso azzurro-verde dell’acqua o dal vento che forse rimesta continui ricordi così come fa nascere sempre vigorose onde. Il vento rimescola e intacca qualsiasi cosa eccetto i colori, e chi se li scorda più quei colori!
Sono stata anche a Siviglia, Lisbona, Sintra e Oporto, città bellissime che mi piacerebbe rivedere e vivere più a lungo ma non voglio parlarne, perché a distanza di una settimana dal ritorno mi accorgo che Lagos e Sagres sono le due tappe che hanno reso questo un viaggio indimenticabile.

Mi hanno chiesto: qual è la differenza tra il mare e l’oceano? In fondo l’oceano è un grande mare. Lo pensavo anch’io e ora non lo penso più. La differenza c’è, ne sono certa, ma per scoprirla dovrò tornarci con più coraggio per tuffarmi e nuotare nell’Atlantico. Lo ha detto anche Jean, il gestore dell’albergo dove ho alloggiato a Lisbona: “Devi avere fiducia nell’oceano: pian piano il corpo impara ad amare il suo abbraccio: è gelido solo prima di conoscerti.”


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