Sono stato fedele per trentacinque (35!) anni, poi ho ceduto.
Ero un bimbo quando ci siamo incontrati e da allora non ho mai cambiato. Fino alla settimana scorsa.
Ora che il tradimento è consumato non so come comportarmi: confesso tutto senza remore oppure fingo che nulla sia accaduto?
Forse dirò una mezza verità – che poi equivale ad una mezza bugia – per andare avanti come se niente fosse successo.
Si comportano tutti così, uomini e donne indistintamente … non vedo perché io non debba adeguarmi all’ipocrisia galoppante.
A dire il vero, l’infedeltà si consumò già anni addietro ma allora ero tutto sommato sereno: avevo un alibi di ferro e l’atto fu compiuto a quasi mille kilometri da casa.
Lavoravo a Milano, vivevo in albergo ed ero giovane e disinvolto. Dall’ultima volta erano trascorsi più di trenta giorni e più che di slealtà si trattò di una necessità fisica. Sarebbe dovuto passare ancora molto tempo prima del rientro e non potevo andare più avanti, il desiderio era palese e così cedetti senza pentimenti.
Questa volta, invece, è un’azione diversa, azzarderei quasi premeditata: saluto mia moglie ed il pargoletto e vado convinto all’appuntamento.
La mia consorte mi incoraggia pure: «forza Mario, non essere il solito pesantone, che vuoi che sia? Un paio d’ore e sarà tutto finito, vedrai ti piacerà» conclude sardonica mentre mi spinge fuori casa e la porta si chiude alle mie spalle.
E così non mi resta che andare, solo contro ogni mio principio di fedeltà entro nel locale e, titubante, provo il taglio del mio nuovo barbiere.

MMo