di Enzo Pennetta*
*biologo (www.enzopennetta.it)
Un libro scolastico di storia afferma che Homo sapiens non aveva punti di contatto genetici con le specie più antiche. E c’è subito chi grida allo scandalo. La questione è stata sollevata dal sito oggiscienza in un articolo intitolato “Riscrivere Darwin? L’uomo venuto dal nulla…“ pubblicato il 5 dicembre. Il tutto prende origine dal racconto di una giornata scolastica nella quale uno studente rivolge una domanda al suo professore di scienze: “Prima liceo, ore 9, lezione di scienze. Davide Sassi, il prof, sta parlando di evoluzione, mentre Andrea, in fondo alla classe, sbuffa: “Prof, ma queste cose non sono superate? A me risulta che secondo le ultime scoperte sul DNA l’uomo non sia imparentato con alcun ominide preesistente. È scritto nel nostro libro di storia”. Sassi non crede alle sue orecchie, sicuramente Andrea ha capito male. Ci scommette una pizza. Perde”. A parte il danno economico derivante dalla perdita della pizza, l’esterrefatto insegnante e la redazione di oggiscienza corrono subito ad analizzare le possibili implicazioni delle affermazioni del libro di storia: “Sassi è esterrefatto (e noi con lui): “Non si tratta solo di enormi stupidaggini. Sono anche scritte in modo molto sapiente, mischiando informazioni più o meno corrette con affermazioni del tutto errate. Una tecnica del panino che mi fa supporre che ci sia dietro un’intenzione ben precisa, quella di far entrare nella scuola idee di stampo creazionista. Se diciamo che Homo sapiens non è parente di nessuno, allora l’unica conclusione logica che possiamo trarre è che sia stato creato”.
Ecco l’insidia, se diciamo in giro che non ci sono prove certe dei collegamenti tra i vari ominidi potrebbe insinuarsi l’eretico pensiero creazionista. Convinti a questo punto di trovarsi di fronte ad un’operazione di “intelligence” delle temute “divisioni vaticane all’attacco di Darwin”, oggiscienza corre ai ripari interpellando chi di divisioni vaticane se ne intende, l’antropologa molecolare Olga Rickards la quale interviene per chiarire come stiano effettivamente le cose: “È giusto dire che Homo sapiens non derivi da H. habilis, H. erectus o H. neandertalensis, ma questo non significa che non abbia legami di parentela, e dunque genetici con loro. Il punto è che negando ogni parentela, nego anche la possibilità che abbiano un progenitore comune, cioè nego un percorso evolutivo. E rimango con la patata bollente in mano: da dove è saltato fuori Homo sapiens?”, afferma la Rickards.
In sostanza la prof. Rickards conferma quanto sostenuto dal manuale di storia: i vari Homo non derivano l’uno dall’altro. Ma questo, secondo la prof, non significa che essi non abbiano legami di parentela tra loro. Insomma, sembra che l’errore imputato al manuale di storia non sia nelle premesse ma nelle conclusioni: i vari Homo non derivano l’uno dall’altro ma vanno considerati parenti per salvare l’attuale ricostruzione dei fatti. E qui ci sarebbe davvero da non credere alle proprie orecchie. Le risultanze paleontologiche vengono piegate alla dimostrazione della teoria, quanto di più antiscientifico potremmo immaginare. La ricostruzione dell’evoluzione umana è infatti frutto di una sovrapposizione tra dati reali e collegamenti ipotizzati, come si può vedere dal seguente grafico del prof. Giorgio Manzi riportato sul sito paleontologiaumana.it. Ma se si eliminano i collegamenti tratteggiati restano solo delle linee isolate. Come si può vedere sullo stesso sito, i dati disponibili non autorizzano a trarre conclusioni di parentele (nel grafico sotto quello citato sono più evidenti le incertezze e gli autentici spazi vuoti tra i vari ominidi).
Sembrerebbe proprio che tutto sommato lo studente, e il suo libro di storia, non abbia torto, che a differenza di quanto sostenuto da oggiscienza, le mancanze di parentela non siano solo “enormi stupidaggini“. L’unico torto dell’alunno del prof. Sassi sembra essere stato quello di aver gridato che “il re è nudo”. Ma visto che si parla di libri scolastici vorrei sottoporre al prof. Sassi e ad oggiscienza, quanto scritto su un recentissimo testo di scienze per il biennio dei licei: ”Circa dieci milioni di anni fa, una lunga fascia di territori orientali dell’Africa (dall’odierna Etiopia al Sudafrica) venne colpita da un clima piuttosto arido. I discendenti delle antiche scimmie dovettero adattarsi a fare a meno della foresta e a cercare il cibo nella savana. Così impararono a camminare sulle zampe posteriori in posizione eretta. La capacità di camminare con due gambe offrì il grandissimo vantaggio di liberare le mani per afferrare sassi e bastoni, o per portare ai propri piccoli il cibo raccolto”.
Che ne dice prof. Sassi, e che ne dicono la prof. Rickards e i redattori di oggiscienza di questa affermazione. Qui sì che c’è da rimanere esterrefatti. Che prove ci sono per questa ricostruzione? Perché mai le antiche scimmie anziché adattarsi alla savana non si sono spostate insieme alla foresta? Giustamente a questa considerazione un mio studente ha così commentato: se veramente discendiamo da quelle scimmie che, anziché fare qualche metro e spostarsi nella foresta, sono rimaste nella zona dove gli alberi si stavano seccando, i nostri antenati erano davvero gli esseri più stupidi dell’epoca. Come dargli torto? E poi, come si fa a dire “così impararono a camminare sulle zampe posteriori in posizione eretta”. Come sappiamo è impossibile imparare a camminare in posizione eretta, perché ciò avvenga sono prima necessarie delle forti modificazioni dell’articolazione dell’anca e dell’inserzione tra capo e colonna vertebrale. Non trovate che ci sia da indignarsi per queste affermazioni e non per quelle oggetto dell’articolo su oggiscienza?
L’articolo su oggiscienza poi si conclude così: “siamo una specie nuova, certo. Ma è altrettanto certo che ci siamo evoluti da specie preesistenti (anche se non conosciamo di preciso tutti i passaggi e forse non li conosceremo mai, visto che non si è trattato di una sequenza lineare di eventi). E che continuamo a evolvere. Dire il contrario, dirlo a dei ragazzini e dirlo in un libro di testo (strumento in cui loro hanno piena e totale fiducia: quello che dice è il libro è verità assoluta) è soltanto una svista banale, un errore che può capitare?”. Su una cosa concordo pienamente, i libri scolastici sono una cosa troppo importante per permettere che vi siano riportati racconti fantastici come quello della scimmia che si alza sulle zampe posteriori e diventa bipede per via dei cambiamenti climatici. Troppe favole vengono raccontate e spacciate per scienza, questo dovrebbe provocare la reazione dei media che si occupano di scienza. E che dire poi della grande opera di divulgazione ideologica fatta in nome della scienza che compie un personaggio come Richard Dawkins nel suo ultimo libro dedicato proprio ai ragazzi “The Magic of Reality“? (vedi CS- L’evoluzione secondo Richard Dawkins). E che dire degli errori scientifici compiuti dallo stesso Dawkins nello stesso libro? Scommettiamo che né oggiscienza né la prof. Olga Rickards denunceranno gli errori che ho segnalato?