16 gennaio 2015 Lascia un commento
Tutte le storie si svolgono nel medesimo posto in anni pero’ molto diversi e gia’ vedere che il personale di servizio non invecchia di un solo giorno, da’ la giusta misura del mistero che permea l’ambiente.
Tre storie si diceva, la prima e ultima diretta da Lynch e per inciso le migliori, l’altra da James Signorelli, regista televisivo che non a caso si cimenta con un testo di McInerney, percio’ piu’ metropolitano e meno misterioso, per quanto ugualmente piacevole. Ad ogni modo che dietro l’operazione la zampata piu’ grossa sia di Lynch e’ indubbio e lo si capisce dall’ambientazione, dall’idea di porta con un numero dietro la quale si cela qualcosa tutto da definire, dalle strane figure che si aggirano nei medesimi spazi e le storie stesse a base di sdoppiamenti di personalita’, vendette e racconti inquietanti, fungono da degne narrazioni.
Tanti gli attori in ballo, com’e’ ovvio che sia, molti dei quali ospiti piu’ o meno regolari delle pellicole di Lynch. Non e’ che stiamo parlando di chissa’ cosa ma ad esempio uno come Harry Dean Stanton sa eccellere anche in piccole cose e Griffin Dunne e’ l’impenitente della Big City perfetto. Anche Crispin Glover ci mette del suo ma e’ uno che sa farsi notare.
Regia che dire, non puo’ esserci nulla di mirabolante in scene dentro un ambiento ridotto e circoscritto. Contano i testi e gli interpreti, l’atmosfera soprattutto per quanto e’ da dire, nessun episodio s’illumini di magnificenza e ci si limiti a qualche buona suggestione e ad una blanda tensione che non si risolve mai con troppa brillantezza.
E’ piu’ facile apprezzare il film se si e’ fan delle serie televisive dedicate al mistero piuttosto che di Lynch ma e’ un buon sottofondo che intrattiene per la sua sana oretta e mezza.