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Hugo Cabret

Creato il 13 febbraio 2012 da Misterjamesford
Hugo CabretRegia: Martin ScorseseOrigine: UsaAnno: 2011Durata: 126'
La trama (con parole mie): siamo nel cuore della Parigi anni trenta, all'interno di una stazione in cui gli orologi scandiscono il tempo e le vite di chi passa e chi resta.Hugo Cabret, un giovane orfano figlio di un orologiaio, vive continuando quello che era il lavoro dello zio - regolare gli orologi muovendosi attraverso i passaggi segreti della stazione - accarezzando il sogno di scoprire il segreto di un uomo meccanico che il padre avrebbe voluto riparare prima di morire: per farlo spesso e volentieri il ragazzino ruba pezzi di giocattoli che il vecchio George Melies assembla in un piccolo negozio all'interno della stazione.Malvisto dallo stesso Melies e dal Capo Ispettore della stazione, Hugo riuscirà a stringere amicizia con la figlia adottiva del negoziante ed accompagnarla nell'avventura che porterà a scoprire il passato di quello che fu uno dei grandi inventori del Cinema ed anche il segreto dell'automa meccanico, finendo per aprire di nuovo il cuore del vecchio cineasta.
Hugo Cabret
Ebbene sì, avete visto bene: sto per bottigliare Scorsese.Dato che questo inizio anno è stato clamorosamente positivo rispetto alle nuove visioni - da Take shelter, che ci scorderemo di vedere in Italia, a Hesher, che fortunatamente è arrivato in sala - doveva arrivare prima o poi la delusione che mi ricordasse le vittime illustri mietute lo scorso anno qui al saloon - Sorrentino, Polanski, Cronenberg tra gli altri - e spolverasse le bottiglie da troppe settimane clamorosamente poco attive: a sorpresa questo ruolo è toccato proprio al grande Marty, regista che ho sempre amato e che negli ultimi anni pare essersi istituzionalizzato talmente tanto da farmi guardare al suo lavoro con incredulità sempre crescente - già Shutter island mi aveva convinto solo parzialmente, così come The Departed, solido e tosto ma a mio parere sopravvalutato -.Hugo Cabret, occorre dirlo, è un film dalla confezione impeccabile: tralasciando la questione 3D - che continuo a detestare -, la parte tecnica è una vera meraviglia, dalla fotografia all'uso degli effetti, passando attraverso dolly e carrelli da fare spavento tanto è il talento che sprigionano.E' anche una bella storia, toccante e magica, ed un omaggio al Cinema delle origini - sembra proprio l'anno dell'amarcord, in questo senso, dato che The artist sarà il suo avversario principale nella notte degli Oscar - e ad uno dei geni assoluti della settima arte, il primo, vero padre dell'illusionismo cinematografico che vedrà poi grandi Maestri svilupparne gli insegnamenti, da Murnau a Welles fino al Nolan dei giorni nostri: George Melies.Per chi non lo sapesse, questo signore è stato in grado, quando ancora praticamente il Cinema inteso come tale non esisteva - e i Lumiere, altri grandi pionieri, si limitavano ad una sorta di documentarismo - di creare mondi a bizzeffe popolati di creature fantastiche sfruttando ad un livello da fantascienza i mezzi che aveva - pellicola colorata a mano, montaggi rivoluzionari, immagini da rimanere a bocca aperta ancora oggi -, e se dovesse capitarvi, consideratevi in obbligo di acquistare i due dvd che raccolgono quello che resta della sua opera, meraviglie per gli occhi e non solo, roba che gran parte dei registi di oggi ancora si possono soltanto sognare.Ma torniamo a Hugo Cabret.Il problema è che, se questo film non fosse stato firmato da Scorsese, questione tecnica a parte, si sarebbe potuto anche considerare carino e piacevole.Il problema è che, nel corso della visione, mi sono ritrovato a soffocare gli sbadigli in una prima parte davvero bolsa per riprendermi nella seconda soltanto grazie ai momenti in cui il regista si lascia andare agli omaggi al Cinema dei tempi: e di nuovo si torna a Melies.Ma è davvero possibile che un certo Martin Scorsese, per poter meravigliare il pubblico del 2012, abbia bisogno delle immagini di film realizzati più di cento anni prima?E' davvero possibile che si sia passati dal De Niro paurosamente ingrassato di Toro scatenato al Sacha Baron Cohen che fu Borat? Certo, come dice giustamente Julez, osservando gli ultimi anni di carriera di Bob De Niro, potrebbe anche essere.E' davvero possibile che il regista inviso all'Academy figlio della rottura di Taxi driver e Fuori orario sia divenuto una sorta di asso pigliatutto del Red Carpet?E' davvero possibile che il narratore della violenza selvaggia della strada di Mean streets o Quei bravi ragazzi e di quella elegante ma non meno estrema dei salotti de L'età dell'innocenza si sia piegato ad una storia che pare una versione disneyana delle fiabe di Charles Dickens?Ad ogni minuto della visione, a fronte di queste domande, ho cercato di trovare la forza per dire no.Ma negli scintillanti occhioni azzurri di Asa Butterfield e nelle moine Cloe Grace Moretz - che pare l'ombra della fantastica Hit-girl di Kick ass -, così come nella nostalgia canaglia di Ben Kingsley e Christopher Lee non ho visto altro che questo: un regista che è diventato di colpo vecchio, l'ombra di se stesso, ancora impareggiabile dietro la macchina da presa eppure privo della spinta a raccontare qualcosa di cui necessitasse davvero, vinto forse dal desiderio di quella ribalta che gli è mancata per gran parte di una carriera incredibile.In Hugo Cabret non ho visto nient'altro che un giocattolo dai meccanismi ad orologeria oliati alla perfezione spento come l'esistenza di Melies chiuso in un negozietto, rinnegando i tempi dei film e dell'emozione, incapace di ritrovare il grande artista che fu.Forse quest'opera, più che un omaggio, è il grido d'aiuto di Scorsese, in cerca del suo personale Hugo ansioso di "rimettere a posto le cose" riparando gli ingranaggi di una macchina che, con l'arrivo dei riconoscimenti inseguiti per decenni, pare aver perso tutto lo smalto e la magia che qui si cercano di raccontare come miracoli, o ricordi di quelli che sono stati i giorni migliori delle vite di chi le ha vissute.Un film già vecchio in partenza, che non ha nulla a che spartire con le visioni del vero Melies, così potenti da far risollevare le sorti di questo spento Scorsese, ed al contempo in grado di affossarlo proprio nell'involontario confronto.L'orologio del buon Marty si è fermato.Quello di Melies non ha mai smesso di andare avanti.Forse, per l'autore di Casinò e The aviator, è giunta l'ora di una scossa vera.Un "ritorno al futuro" per non restare prigionieri del passato.
MrFord
"Penso che è stupendo
restare al buio abbracciati e muti ,
come pugili dopo un incontro .
come gli ultimi sopravvissuti .
forse un giorno scopriremo
che non ci siamo mai perduti."Renato Zero - "I migliori anni della nostra vita" -

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