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I 5 motivi per vedere The Rover con Robert Pattinson

Creato il 25 agosto 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

5 buoni motivi per vedere The Rover

1. Sarà questa la volta buona per archiviare Twilight?
Uno degli attori della pellicola è Robert Pattinson, ex idolo delle young adults, ex compagno della fedifraga Kristen Stewart, ex Edward Cullen. Una certezza in termini di battage, onnipresente all’ultimo Festival di Cannes e sulla Croisette. Non solo ha partecipato alla festa esclusiva di “Hunger Games 3″ assieme a Jennifer Lawrence, ma è anche il protagonista di ben due film proiettati alle sale del Festival, “Maps to the Stars” e “Hors Competition”. Non solo flash: nell’orizzonte di Pat ci saranno le dune. Quelle del leggendario Lawrence d’Arabia secondo il produttore cinematografico Werner Herzog. Oppure raccoglierà l’eredità di Harrison Ford. Secondo una fonte non verificata, la Disney sarebbe in procinto di pianificare un reboot di Indiana Jones e potrebbe essere proprio Pattinson a vestire i panni del famoso archeologo.

2. Un film radicale, coraggioso, amaro, dirompente, tagliente, diverso.
Allacciate le cinture e preparatevi ad un viaggio on the road tra i sanguinosi resti di un mondo allo sbando. Un incubo contemporaneo doloroso e spietato. Non una guerra nucleare, non un’invasione di zombie o un qualche altro evento apocalittico a sancire la fine della società. Semplicemente un enigmatico e metaforico crollo. La chiave per arrivare al cuore di The Rover, il nuovo ipnotico film di David Michôn, che quattro anni dopo il sorprendente Animal Kingdom torna alla regia, è contenuta già nella didascalia che apre l’opera, Ten Years after the Collapse. Un collasso delle coscienze e degli spazi mette fine alla civiltà come la conosciamo e restano solo pallottole e sangue, in una storia senza redenzione, pervasa di nichilismo. Come a sintetizzare che a cedere è stato prima di tutto l’essere umano, con le sue regole morali e civili.

The Rover - Summer 2014

3. Uno scenario post- apocalittico descrive il vuoto esistenziale.
Uno scenario distopico, polveroso, silenzioso, sanguinoso. L’Australia con le sue distese immense e svuotate di ogni significato ci aveva già regalato molti anni fa Mad Max, e Michôd strizza l’occhio al cult movie di George Miller in più di un’occasione. Basta uno squallido bar in mezzo al nulla, una macchina che sbanda a massima a velocità, tre uomini armati inseguiti da un tipo solitario che custodisce il proprio mistero in uno sguardo dal sapore di morte. Poche scene e subito si crea un’atmosfera inquieta, un’aura funesta di violenza che non esplode subito, ma tiene sospeso lo spettatore fino quasi a farlo distrarre, per poi catturarlo di nuovo con picchi più o meno alti di tensione.

4. Inquietante perseveranza del protagonista.
Il “vagabondo” del titolo è Eric (Guy Pearce), solitario e silenzioso. Fino a che tre balordi, in fuga da un colpo finito male, non gli rubano l’automobile. Guy Pearce regala il volto scavato e allucinato a un Angelo della Vendetta irresistibile, un “mostro” perfettamente inserito in un mondo in cui alle stazioni di servizio si vendono benzina e proiettili, in cui si dorme sempre con la pistola accanto al cuscino. C’è stata una guerra? Forse. Se necessaria, anche. L’unica cosa certa è che Guy Pearce deve ritrovare la sua auto. E alla fine capirete perché.

5. L’evoluzione del western.
Il western classico, quello di John Wayne, raccontava un mondo in cui gli uomini erano prima di tutto depositari di valori morali. Nel futuro prossimo di The Rover sono rimaste soltanto le pallottole e il sangue. Come la migliore tradizione vuole dai capolavori di Clint Eastwood fino ad oggi, il protagonista è un uomo senza nome ma con una missione che lo ossessiona: riprendersi l’auto che tre criminali gli hanno rubato. Non traccia una strada, ma vagabonda, in un mondo fatto di anarchia e sbando, che ci riporta a scenari catastrofici già visti in decine di film western. Michôd ci spiazzerà però con un’impagabile fotografia e dialoghi tanto essenziali quanto affilati, dotati di sottile e intelligente ironia.

di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net


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